Cronologia.
In questa nuova pagina un nuovo progetto di ricostruzione cronologica della storia del nostro territorio. L'impresa non è sempplicissima sia per la vastità del periodo, tutto, sia per la difficoltà di reperire informazioni di qualità con riferimenti bibliografici o documentali. Comunque si parte sempre da un'idea che poi con il tempo possa crescere. Quello che leggerete sotto è una bozza di lavoro che piano piano diventerà sempre più corposa e dettagliata. Sarà poi questa pagina a contere tutti i link di approfondimento. Naturalmente è rischiesto l'auito di tutti. Buona consultazione e buona ricerca.
POSSONO ESSRCI ERRORE ED IMPRECISIONI - E' UNA BOZZA, UNA SORTA DI PROVA DI STUDIO.
IL NEOLITICO E L'ETA' DEL BRONZO parrano | Di fronte ai ritrovamenti delle Tane del Diavolo, la prima domanda che viene spontaneo formulare è quale sia il loro significato. Il fenomeno che per primo ci colpisce è il difficile accesso alle grotte, addirittura impossibile in tempo di piena. Eppure dalla grande quantità di oggetti trovati negli scavi, sembra che fossero costantemente frequentate. |
Non solo, malgrado la difficoltà di accesso, vi furono trovati anche vasi di grandi dimensioni, portati nelle grotte sicuramente con grande fatica e rischio. Manca, se mai fu fatta, ogni osservazione sulla profondità alla quale questi oggetti furono trovati, come erano associati tra di loro e, soprattutto, come erano disposti all'interno delle grotte. E quest'analisi di scavo puntigliosa sarebbe stata determinante per rispondere alla domanda iniziale. Le strutture rinvenute sono povere, focolari dice Calzoni, il che significa semplicemente una serie sovrapposta di strati, composti di ceneri e carboni: tra i semi carbonizzati furono riconosciuti favetta e frumento e una spiga di grano ancora intera. Molte le ossa spezzate di animali (bue, pecore, maiale, cervo e orso). Poco per capire, ma, forse, confrontando questo poco con quanto è ben noto da scavi più recenti e "puntigliosi", è possibile. In primo luogo colpisce la cura estrema, la raffinatezza di esecuzione di tutti i manufatti, indiscriminatamente dai più antichi ai più recenti. Anche la presenza di rare ossa umane ci può aiutare; così come quella di cereali e legumi carbonizzati ma non distrutti dal fuoco. Altri elementi chiarificatori sono la stessa aspra morfologia dei luoghi e la presenza dell'acqua sulfurea. Infatti, associati insieme, tutti questi elementi ricalcano, per la gran parte, schemi noti per altre grotte dell'Umbria e dell'Italia Centrale. Come quelle, vicinissime, di Titignano, sul Tevere, che si aprivano sulle pareti scoscese dell'orrido del Forello; o quelle toscane di Belverde, visibili da Parrano, e quelle marchigiane della Gola del Sentino. Si tratta di complessi di grotte cultuali frequentate per lunghissimo tempo dal Neo-eneolitico alla media età del Bronzo, con rare testimonianze che arrivano sino al Bronzo finale. In esse probabilmente si celebravano riti con offerte di oggetti di pregio, di legumi e cereali, e di ossi animali spesso di porzioni scelte. La presenza delle rare ossa umane, spesso disperse come nelle Tane, ci fa pensare, che anch'essa fosse connessa ai riti, più che a un uso sepolcrale costante. E i riti cambiavano comunque nel tempo; come, non è possibile dirlo, almeno per le Tane: mancano troppi elementi. Restava costante, però, il raggio di influenza di ciascun santuario, anche se sembra che essi raggiungano il massimo della loro importanza territoriale solo nel corso dell'antica e media età del Bronzo. Cronologia sintetica Neo-eneolitico: IV-III millennio a.C. Antica età del Bronzo: XXIII-XVII secolo a.C. Media età del Bronzo: XVI-XIV secolo a.C. Età del Bronzo recente: XIII - inizi XII secolo a.C. Età del Bronzo finale: fine XII-X secolo a.C. | |
IL PALEOLITICO parrano | Nella Tana "A" venne scavato un livello D databile al Paleolitico: periodo lunghissimo e che segna l'inizio della vicenda umana. Viene suddiviso (dal più antico al più recente) in Inferiore, Medio e Superiore. I manufatti rinvenuti a Parrano sono attribuiti all'Epigravettiano Italico, una cultura conosciuta nell'ambito del Paleolitico Superiore (inizio 40.000 anni fa), e compresa nel suo insieme tra i 20.000 e i 10.000 anni fa. |
In particolare, questi di Parrano appartengono a un periodo più breve, della durata di poco più di un millennio: dal 16.000 al 14.500 circa da oggi e pertanto a un momento evoluto dell'Epigravettiano. Si tratta di strumenti quali: bulini, grattatoi, troncature, punte a dorso abbattuto, dorsi a troncatura, geometrici e punte ottenuti con la lavorazione della selce locale, abbondantissima nei calcari erosi dal fosso del Bagno. Le loro notevoli dimensioni sono dovute alla qualità e alle dimensioni dei noduli di selce, che hanno consentito il distac co di lunghe lame, in parte utilizzate di per se stesse, in parte trasformate in altri strumenti, grazie al successivo ritocco. Nel corso del Paleolitico Superiore, l'uomo vive fortemente condizionato dai fattori ambientali abbastanza sfavorevoli. Pratica la caccia e la pesca: a Parrano sono stati trovati ossi di bovidi, stambecchi, equidi, orsi, volpe, lince, marmotta ecc. Vive anche in villaggi di capanne; in Italia un esempio può essere dato dalla capanna di Montebello di Bertona: a pianta rettangolare, con focolari all'interno. Ma sono noti soprattutto siti in grotta. Più spettacolari i resti delle capanne con ossa mammut dall'Europa Orientale. I defunti vengono sepolti in grotte, all'interno di fosse, spesso su letti di ocra. Indossano ornamenti, formati di conchiglie; con essi sono deposti oggetti in osso o selce. Il fenomeno dell'arte si manifesta in Italia con incisioni raffiguranti animali o schemi geometrici, realizzate sia sulle pareti delle grotte che su ciottoli o ossa animali. I ciottoli sono a volte dipinti con ocra. La figura umana viene rappresentata sia con incisioni parietali con piccole figure femminili a tutto tondo le "Veneri". | |
DALL' ETA' ETRUSCA ALLA ROMANIZZAZIONE parrano | (VII secolo - inizi II secolo a.C.) In epoca storica il distretto nel quale gravita l'area che si trova attorno all'odierno centro di Parrano è quello pertinente alla polis etrusca di Velzna, identificata nella città di Orvieto. Con questo centro i contatti erano possibili anche tramite il fiume Chiani, che Plinio cita assieme al Paglia, che scorre ai piedi della rupe di Orvieto (Plin. Nat. Hist., III, V, 53), anche se la sua esigua portata attuale non lascerebbe supporre che esso sia stato percorso da imbarcazioni e che costituisse il collegamento fra il centro urbano di Orvieto e un'altra città etrusca, Chamars, l'odierna Chiusi. |
Il nome antico del Chiani è tramandato dagli scrittori latini: Clanis. Un letto fluviale differente dall'attuale e una portata più abbondante sono ipotizzabili anche per la presenza di una sorta di briglia di contenimento in cementizio, chiamata "Murogrosso", documentata nei pressi di Fabro Scalo, dove il corso d'acqua a carattere torrentizio inizia il percorso tortuoso dalla Valdichiana verso Volsinii (il nome dato dai Romani a Orvieto). La presenza di tali opere potrebbe essere il risultato dei provvedimenti conseguenti la preoc cupazione espressa dal Senato romano nel 15 d.C. per la situazione relativa alle piene del Tevere, per le quali sarebbe stato necessario regolarizzare gli apporti dei suoi affluenti. Lungo il corso del Chiani sono numerosi i ritrovamenti archeologici, che copreno un ampio arco cronologico. Il sito di Monte Melonta (San Venanzo), che controlla da presso il corso fluviale, ha restituito resti di sepolture tardo villanoviane ed etrusche (dall'VIII al V secolo a.C.). Fra gli oggetti recuperati ci sono grosse fibule di bronzo "a sanguisuga" con il dorso decorato da motivi geometrici, una collana in bronzo con grappoli di gocce, un recipiente sferico in bronzo con tre sostegni sagomati applicati al corpo principale; i reperti ceramici sono costituiti da frammenti di bucchero e di impasto rossiccio. Dallo stesso sito proviene un disco in arenaria con l'iscrizione etrusca (than)chvil nuzarnai, il cui gentilizio femminile rimanda ad area chiusina; probabilmente si tratta di un elemento funzionale a un culto solare. | |
La tomba di podere Soriano | |
Il trovamento che meglio di ogni altro riesce a dare l'idea delle potenzialità del territorio compreso nei limiti amministrativi del comune di Parrano è comunque quello effettuato recentemente in località Podere Soriano , dove nel 1993 venne fortuitamente in luce una piccola tomba a camera completamente franata e piena di terreno. L'intervento della Soprintendenza Archeologica per l'Umbria fu difficile per le precarie condizioni di conservazione della struttura, che rendevano problematico anche interpretare le condizioni di deposizione, il numero dei defunti e la forma della sepoltura; non furono rinvenuti resti di scheletri, né residui di ossa combuste, ma dalla tipologia del corredo vascolare rinvenuto si poté supporre che si trattasse di una tomba a incinerazione entro olle. Il restauro dei materiali ha consentito di recuperare diverse decine di oggetti appartenenti al corredo funebre. Dallo studio dei reperti si è potuto accertare che si trattava di elementi appartenenti ad almeno tre defunti, dei quali uno, il capofamiglia, era certamente un personaggio di alto livello sociale e in possesso di cospicue risorse economiche; assieme a lui era deposta una donna, forse la moglie, identificabile per la presenza di fibule, fuseruole e oggetti tipici del mundus muliebris, e un bambino, a cui certamente appartenevano alcuni oggetti miniaturistici e in bucchero. La maggior parte del corredo era composta da buccheri e ceramiche, sia dipinte che acrome, fra cui una serie di anfore, crateri (recipienti per miscelare vino e acqua), oinochoai (brocche per mescere vino), calici, coppe e piattelli appartenenti a una produzione ben riconoscibile nell'orizzonte artigianale etrusco arcaico, il cosiddetto Gruppo Orvieto, un'officina che ha realizzato molti oggetti caratterizzati da uno stile generalmente trascurato e corrente, pur mostrando a volte creazioni di notevole impegno. La presenza di un gruppo di vasi in lamina di bronzo e dell'armamentario per il banchetto (alari e spiedi per la cottura delle carni, una grattugia da porre in relazione alle sostanze che venivano aggiunte al vino prima del consumo), oltre a una cuspide di lancia in ferro e a dadi in osso, confermano la posizione socialmente elevata della gens cui apparteneva la tomba: a tale conclusione riporta anche la presenza di una kylix attica a vernice nera (una coppa a due manici orizzontali), oggetto di pregio, in quanto importato direttamente dalla Grecia. La collocazione geografica del territorio, al limite fra le zone sottoposte in epoca antica all'influenza dei centri di Orvieto e di Chiusi, è invece di grande rilievo, come pure la cronologia che è stato possibile accertare per la tomba: fra la fine del VI e l'inizio del V secolo a.C. In questa fase si sviluppò a Chiusi il dominio del mitico re Porsenna, che secondo le più recenti indicazioni storiche allargò il suo potere fino a Orvieto, creando una sorta di stato autonomo all'interno dell'Etruria. La tomba di Parrano apparteneva pertanto a un personaggio dell'aristocrazia orvietana o chiusina, vissuto nel periodo di maggiore sviluppo dell'alleanza fra le due città, che dette origine a un grande benessere sia economico che sociale. | |
L ETA' ROMANA parrano | Nei periodi ellenistico e romano l'interesse nella via fluviale è ribadito dai siti di Pian di Meana (Ficulle). Nel 1958 venne recuperata una statuetta fittile acefala, rappresentante un personaggio virile seduto e ammantato, con la spalla destra e il petto scoperti, forse identificabile con Giove o Esculapio. Il luogo di rinvenimento si colloca topograficamente in una posizione di particolare rilievo poiché il torrente Chiani, in quel punto, forma un'ansa molto accentuata, offrendo condizioni favorevoli per l'attraversamento. |
Dalla zona di Pian di Mealla, dove sono stati individuati i resti di un'importante villa di produzione, provengono invece una base marmorea con cornice su tre lati, un'iscrizione con dedica a Diana e un frammento di marmo con raffigurazione di fauni intenti alla vinificazione. In associazione vennero documentate strutture edilizie. Frequenti sono anche le notizie di tombe di epoca romana. Il confine che divideva le aree di pertinenza delle due poleis di Orvieto e Chiusi è individuabile, in epoca romana, grazie al percorso della via Traiana Nova - asse stradale di più recente formazione rispetto alla precedente via Cassia, es-sendo stato realizzato nel 108 d.C. - che portava a Volsinis ad fines Clusinorum; in base all'indicazione delle miglia riportate sul miliario di Monte Regole (Allerona), è possibile posizionare tali confini in corrispondenza del sito delle Colonnacce (Fabro), da cui si entrava nella Valdichiana, caratterizzata da frequenti acque stagnanti. Il carattere di zona di confine è confermato dalla scoperta occorsa nel 1878 in località Volpara, posta appena più a nord di Murogrosso, di una tomba a camera a pianta ovale "con soffitto a calotta incavato nel masso". Il corredo e, soprattut- to, le iscrizioni su alcune delle urne denotano i legami con l'ambiente chiusino. Dal quadro generale, per la creazione del quale si è dovuto attingere anche a trovamenti di aree limitrofe, è evidente che la relativa povertà di informazione che attualmente caratterizza il territorio compreso nei moderni limiti di Parrano potrebbe radicalmente tra- sformarsi se l'area venisse sottoposta a un'indagine scientifica a carattere intensivo. La lettura che si è tentato di fornire indica infatti l'estrema vitalità di un distretto che essendo posto a cavallo di ambiti pertinenti a due grandi centri dell'antichità - Orvieto e Chiusi - si connota quale area di confine caratterizzata quindi da flussi e interessi propri di un'area di frontiera. | |
Ficulle | Le radici di Ficulle risalgono all'epoca della civiltà etrusca, come sembrerebbero dimostrare le grotte della Madonna della Maestà, ritenute dagli archeologi sepolcreti di carattere rurale. Le tracce più eloquenti della storia di Ficulle risalgono tuttavia all'epoca romana: qui i romani avevano, infatti, un posto di osservazione che dominava la Via Traiana, o Cassia Nuova, una delle più importanti direttrici di comunicazione tra Roma ed il nord della penisola. Testimonianza di questa epoca è un cippo marmoreo dedicato al dio Mitra ritrovato nei pressi del paese qualche secolo fa ed oggi conservato nella chiesa di S.Maria Vecchia. |
Proprio la riconduzione al traffico romano ha lasciato supporre che il nome di Ficulle derivasse da Ficulea , città della Sabina, ipotesi che sembrava suffragata dalla presenza, sulle insegne del paese, della ficaia che ancora oggi caratterizza lo stemma comunale. | |
Ma è una tesi più verosimile quella secondo cui il toponimo Ficulle derivi da figulus (vasaio), dato che la lavorazione delle terrecotte ha nel paese origini profondissime. | |
IX secolo a.C, | Insediamento di una prima comunità villanoviana in Orvieto |
VI-V secolo a.C, | Velzna, Volsinii per i Romani, che si sviluppò a partire dal VII secolo, raggiunse l'apice nel VI-V secolo, svolse un ruolo primario all'interno della Dodecapoli etrusca, divenendo sede del luogo sacro delle popolazioni dell'Etruria, il Fanum Voltumnae, oggi al centro di scavi di grande interesse. |
264 a.C. | cadde nelle mani dei Romani che non si limitarono a conquistarla, ma la rasero al suolo e ne deportarono gli abitanti nella vicina Bolsena (Volsinii novi), saccheggiandone le ingenti ricchezze. |
III secolo d.C. | Velzna vivrà poi una lunga decadenza fino a quando, nel III secolo d.C., in piena crisi dell'Impero Romano, la stessaVolsinii/Bolsena viene devastata e alcuni suoi abitanti ritornano sulla rupe orvietana a sancire il legame che da sempre, fino ai nostri giorni, si è stabilito tra le due realtà. |
.. | Con le invasioni barbariche dei Goti e dei Longobardi, la rupe torna lentamente a essere abitata a partire dal versante Ovest, in corrispondenza della prima e più antica via di accesso (Porta Maggiore);lungo l'asse dell'antico decumano, comincia a svilupparsi quel nucleo che darà luogo, nel corso di circa tre secoli, al fiorire della città medievale. |
. Urbs Vetus (già Ourbibentos nella descrizione dell'assedio di Orvieto di Procopio da Cesarea, VI secolo) è ormai il suo nome e dal 1137, data che documenta l'istituzione del Comune, attraverso tutto il secolo successivo Orvieto diviene una roccaforte guelfa dell'Italia centrale, combatte contro i fuoriusciti ghibellini e gli imperatori svevi, estende la sua giurisdizione dal Monte Amiata a Orbetello | |
404 | Bisanzio diviene capitale d'Oriente, Ravenna dell'Impero d'Occidente; |
476 | deposto l'ultimo imperatore d'Occidente nel 476 da parte dell'erulo Odoacre, il territorio subì l'invasione barbarica degli Ostrogoti cui fece seguito la conquistabizantina e, successivamente longobarda. Il Cristianesimo si era nel frattempo diffuso in Umbria e la regione contava nel V secolo 21 diocesi. |
480 | I Goti penetrano in Italia; |
493 | Teodorico (ostrogoto) invade Spoleto; |
Tentativo bizantino di estendere l'impero ai territori di Narni, Spoleto e Perugia; | |
Vitige (bizantino), difende il "corridoio" che da Roma va all'Adriatico (Orte, Narni, Perugia, Gubbio); | |
V-VI SECOLO | E in questi due secoli che Paolo Bruschetti ha datato la necropoli di Poggio della Croce basandosi sui reperti trovati contestualizzandoli nel periodo delle guerre gotiche-bizantine prima dell'arrivo dei Longobardi in Italia (Sarebbe quindi da modificare il gergo comune montegabbionese nel riferimento delle tombe di poggio della croce: non "tombe longobarde" ma bensì "tombe gotiche" in riferimento al periodo di datazione delle stesse). Come accenna Bruschetti nella sua relazione (link) il territorio di Montegabbione era terra di confine tra il territorio di Chiusi, in mano dei Goti (si veda a rigurado Goti e Longobardi a Chiusi di Carla Falluomini) e quello Bizantino di Todi. |
529 | Benedetto da Norcia fonda il monachesimo occidentale; |
545 | Totila (Goti) distrugge e conquista Spoleto, assoggetta Assisi, Perugia e Terni; |
548 | Totila assedia Perugia; |
552 | Narsete bizantino, sconfigge Totila a Gualdo Tadino; |
Gubbio viene distrutta da Totila e ricostruita da Narsete; | |
553 | Orvieto viene riconquistata ai bizantini per un breve periodo; |
554 | Riorganizzazione bizantina; |
Strada Amerina: Roma, Nepi, Faleri, Amelia, Todi, Bettona, corridoio bizantino; | |
Distruzione di Terni da parte di Narsete; | |
568 | I Longobardi in Italia occupano tutta l'Umbria ed eleggono Spoleto a capo del Ducato; |
571 | I Longobardi, dopo aver conquistato la pianura Padana, discesero l'Appennino e fondarono in Umbria nel 575 il ducato di Spoleto che restò formalmente indipendente fino al 1250. L'Umbria venne così divisa in due blocchi ben distinti: il ducato longobardo e la lunga e stretta fascia del cosiddetto Corridoio bizantino [ http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/e/e4/Mappa_italia_bizantina_e_longobarda.jpg/517px-Mappa_italia_bizantina_e_longobarda.jpg ]: Bisanzio manteneva infatti il possesso di un percorso traRoma e l'Esarcato di Ravenna. Il perno del sistema difensivo era rappresentato da Perugia, governata da un "esarca", che invano i Longobardi cercarono di conquistare. Poiché il ducato di Spoletocontrollava la via Flaminia i collegamenti tra Ravenna e Roma si svolsero per quasi mezzo secolo, su un percorso alternativo più ad occidente, lungo la strada Amerina (Roma, Nepi, Faleri, Amelia, Todi, Bettona, Perugia), che si ricongiungeva alla Flaminia a Scheggia, al di fuori cioè del territorio longobardo. Il "corridoio Bizantino" isolò tuttavia la regione dalle grandi correnti dei commerci e dei pellegrinaggi, che preferirono le vie più tranquille del Lazio e delle Marche. |
571 | Faroaldo fonda il "Ducato di Spoleto", ingrandito da Autari fino a minacciare Roma (vicino a Pentapoli Marittima e il Ducato di Benevento) ; |
I Bizantini reagiscono impedendo questo espansionismo verso Roma e la Toscana; VEDI MAPPA STORICA | |
592 | Perugia viene occupata dai Longobardi, poi riconquistata ai Bizantini; |
594 | Agilulfo, longobardo, riprende Perugia per poi tornare ai Bizantini; |
598 | Viene sottoscritta "la Pace" che ratifica l'Umbria divisa in due parti: |
Bizantini e Ducato Longobardo; | |
600 VEDI MAPPA STORICA | |
650 VEDI MAPPA STORICA | |
680 | Pace tra Bisanzio e Longobardi. |
I Bizantini con Perugia capoluogo dell'intera regione. | |
700 VEDI MAPPA STORICA | |
712 | Liutprando re dei Longobardi; |
744 | Carlo Magno, re dei Franchi, estende la propria sovranità incorporando l'Italia Longobarda; |
748 | Rachi, longobardo, attenta a Perugia; |
752 VEDI MAPPA STORICA | |
757 | Todi entra nel Ducato di Roma; |
773 | I Longobardi di Spoleto si sottomettono al potere di Roma, abbandonando re Desiderio; |
774 | Il Ducato di Spoleto, alla morte di Ildebrando,viene incorporato dai franchi nella Longobardia del Nord; |
774 | Nel 774, con la sconfitta del re longobardo Desiderio ad opera di Carlo Magno, le terre umbre furono integrate nel regno dei Franchi e fu lo stesso Carlo a donare i domini umbri al Papa mantenendo, però, su di essi, un non precisato "diritto di supremazia" che scatenerà, alla fine, la lotta traImpero e Chiesa per il controllo del territorio. |
800 | Incoronazione di Carlo Magno. Nasce il Sacro Romano Impero; |
815 VEDI MAPPA STORICA | |
853 VEDI MAPPA STORICA | |
881 | I Saraceni assaltano Foligno. |
Papa Sergio I politica conciliativa tra Spoleto e Roma. | |
915 | Foligno distrutta dagli Ungari; |
917 | Gubbio distrutta dagli Ungari; |
924 | Foligno distrutta dagli Ungari; |
961 VEDI MAPPA STORICA | |
975 VEDI MAPPA STORICA | |
996 | Ottone III distrugge Gualdo Tadino. |
In quegli anni si viene formando il Patrimonio Beati Petri (Patrimonio di San Pietro). | |
Nonostante la dominazione Carolingia, l'Umbria rimane divisa in due parti. | |
I territori bizantini entrano a far parte del Patrimonio di San Pietro. | |
900/990 | Alla fine della dinastia carolingia cresce l'autonomia delle realtà locali per la debolezza dell'autorità del papato e/o dell'Impero; |
1000 | Si spezza il sistema feudale; |
1038 VEDI MAPPA STORICA | |
1054 | Scisma religioso tra Occidente e Oriente; |
1055 | Federico Barbarossa scende in Italia; VEDI MAPPA STORICA |
1080 VEDI MAPPA STORICA | |
1118 VEDI MAPPA STORICA | |
XI secolo | Probabilmente il borgo fortificato di Montegabbione nasce in questo secolo con scopi difensivi sopra il più antico villaggio. Terra di confine tra i contadi dei comuni di Orvieto, Siena e Perugia ne ripercorrerà le vicende. Per approfondimenti si veda Il Gobbo numero 3. Il Gobbo 04.07.09 - XI Secolo - Ipotesi sulla costruzione del castello di Montegabbione |
1122 | Concordato di Worms: fine della lotta tra Papato e Impero; |
1152 | Federico Barbarossa incendia Bevagna; |
1155 | Federico Barbarossa distrugge Spoleto; |
1163 | I Comuni contro Federico Barbarossa (La Lega Lombarda); |
1174 | Federico Barbarossa assedia e conquista Assisi; |
1176 | Battaglia di Legnano; si avvia il processo di indipendenza dei Comuni; |
1177 | Federico Barbarossa dimora per un po' ad Assisi; |
1180 VEDI MAPPA STORICA | |
1185 | Federico II soggiorna a Montefalco; |
1198 | Il Ducato di Spoleto viene incorporato da Innocenzo III definitivamente nei possedimenti della Chiesa. |
Breve vita delle signorie feudali nel periodo post- carolingio e poi sottoposte ai Comuni cittadini.VEDI MAPPA STORICA | |
VEDI MAPPA STORICA | |
Nascita dell'Istituto Comunale: Assisi, Foligno, Gubbio, Città di Castello, Perugia, Orvieto, Terni, Spoleto, Todi. | |
1214 VEDI MAPPA STORICA | |
1215 | dalConsiglio dei Quattrocento (1215) |
1220 | Parlamenti provinciali e nascita del movimento francescano; |
1223 | Approvazione della Regola monastica di Francesco d'Assisi; |
1220/1240 Regno di Federico II; VEDI MAPPA STORICA | |
1244 | Il pontefice recupera l'intera regione dopo la morte di Federico II di Svevia; |
1250 | Capitano del Popolo orvieto |
1278 |
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1292 | Magistratura dei Signori Sette, Orvieto |
1300 | Perugia domina il territorio del ducato bizantino e buona parte dell'Umbria |
1304 | Sede papale ad Avignone; |
1348 | Peste |
1350 | Sotto l'autorità pontificia gran parte dell'Umbria con il legato pontificio cardinale Egidio Albornoz; |
1354 | Egidio Albornoz divenne governatore di Orvieto: alla morte di Ermanno Monaldeschi, usurpatore del potere e divenuto signore di Orvieto, avvenuta nel 1337, i Monaldeschi si divisero in quattro rami che presero il nome di cervo, vipera, cane ed aquila. Gli eventi del tempo ricalcarono il semplice modello che nessuno dei rami della famiglia Monaldeschi ebbe il potere di predominare cosicché , a turno, ciascuno veniva abbattuto dall'alleanza dei nemici interni ed esterni. Il 1352 fu l'ultimo anno in cui un orvietano governò la città; Buonconte venne spodestato dal parente Pietro del cane e da allora in poi Orvieto cadde sotto il dominio dei Visconti prima e, nello stesso anno, dei signori di Vico poi. La resistenza del Prefetto di Vico al cardinale Albornoz coinvolse Orvieto nella guerra contro la riconquista papale, ma nel 1354 il Prefetto abbandonò la lotta e Orvieto si sottomise al dominio papale. Il cardinale Albornoz divenne governatore della città come vicario del papa. |
1370 | Urbano V impone la pace e i suoi legati alla città di Perugia; |
1375 | I perugini si ribellano al tirannico abate di Cluny, Mommaggiore, e ristabiliscono il governo popolare; |
1377 | La sede papale torna a Roma. |
Le città furono contese tra l'autorità pontificia e le autorità comunali prima e poi da potenti famiglie nobili: le Signorie. | |
1378 | L'inizio del grande scisma del 1378 portò nel patrimonio pontificio una nuova ondata di lotte ed Orvieto, una volta pezzo di rilievo nella scacchiera italiana divenne solamente una pedina. Negli anni successivi la città passò di mano più volte: 1380 cadde sotto le truppe di Clemente per tornare nel 1390 sotto le dipendenze di Roma; 1391 cadde di nuovo sotto Clemente fino al 1398 quando tornò sotto Roma con Bonifacio VIII. Da segnalare che in questo periodo, tra il 1380 ed il 1398, Orvieto e la zona circostante fu vittima dei mercenari bretoni che bruciarono e distrussero centinaia di case. I nuclei familiari che nel 1380 erano circa tremila nel 1397 divennero circa un migliaio. Come molte città del patrimonio della chiesa furono costrette a cedere ai nobili della campagna quanto rimaneva del contado |
(I Trinci a Foligno che estesero il loro dominio anche ad Assisi, Spello, Montefalco, Trevi e Nocera. Gabrielli a Gubbio dal 1350 al 1384 e poi ai Montefeltro fino al 1508). | |
VEDI MAPPA STORICA | |
XV secolo |
Statuto di Montegabbione / a cura di Marilena Rossi Caponeri ; con un saggio di M. Grazia Nico Ottaviani |
Seconda metà 1400 |
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XVI secolo | |
1662 |
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XVIII secolo | DA FARE |
15 febbraio 1798 - 14 luglio 1799 I REPUBBLICA ROMANA | La Repubblica Romana fu una repubblica sorella della Repubblica francese del 1792. Comprendeva parte dei territori dello Stato Pontificio occupati dal generale Louis-Alexandre Berthier, che invase Roma strappandola al dominio temporale di Pio VI il 10 febbraio 1798. La Repubblica Romana fu proclamata il 15 febbraio 1798. Con questo evento, la Rivoluzione Francese pose fine allo Stato Pontificio e al Sacro Romano Impero Germanico. La repubblica cadde l’anno seguente nel 1799 e pochi mesi dopo lo Stato Pontificio venne ripristinato. Quel furono le vicende montegabbionesi durante questi avvenimenti? Per approfondimenti si veda Il Gobbo numero 50. Il Gobbo 22.02.14 - Prima Repubblica Romana 1798-1799 |
1799-1809 | DA FARE - |
1809-1814 Età napoleonica |
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1816 - Restaurazione PioVII | Nel 1816 Montegabbione torna a far parte dello Stato Pontificio. Prima nella delegazione di Viterbo, poi dal 1831 in quella di Orvieto appena istituita. |
1849 - 1860 Il risorgimento e l'Unità d'Italia |
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1869, 27 giugno Soppressione del Comune di Montegiove |
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1915-1918 Prima guerra mondiale | Prima guerra Mondiale. E' on line la sezione dedicata alla prima guerra mondiale "I RICHIAMATI". In questa pagina è riportato l'elenco dei ragazzi e degli uomini montegabbionesi che dovettero combattere la prima guerra mondiale. Le informazioni piano piano stannoo crescendo e in questo anno avremo l'elenco dei richiameti definitivo. Chiunque avesse informazioni aggiuntive, foto o quant’altro può comunicarle a: danielepiselli@hotmail.com. Richiamati |
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25 Aprile, la Liberazione |
Nel 2013, il 25 aprile, è stata presentata una ricerca da Giulietto Betti "Considerazioni sulla Resistenza fra Umbria e Toscana" con un focus particolare su i partigiani e patrioti montegabbionesi che perlomeno ha riacceso l'interesse proponendo l'elenco dei montegabbionesi riconosciuti partigiani o patrioti che ho riposrtato nel numero 60 de Il Gobbo. Nella seconda pagina del giornalino un documento sulla barbara uccisione di Terzilio Brozzolo che compare nel database dell'Istituto Storico della Resistenza in Toscana anche se non riconosciuto come patriota o partigiano. |
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