Il Gobbo

Abbazia di San Pietro di Acqua Alta

Stratto del libro Comunità laica e religiosa di Montegabbione: chiese ed abazie nei sec. XII-XIV, pagg. 17-21, a cura di Daniele Piselli e stampato dalla Pro Loco di Montegabbione.

Rimangono solo ruderi di una delle abazie più importanti del nostro territorio, San Pietro di Acqua Alta, borgo non fortificato sul versante ovest di Poggio della Croce, “alle radici di Castel di Fiori” 1.

Prima notizia nota dell'abazia è oggi da riferire al 1139; secondo l'Ughelli, in questo anno il conte “Bernardinus…quondam Bulgarelli” già nominato, riconsegnò all'abate del monastero e agli abitanti di Acqua Alta tutto ciò che ingiustamente era stato loro sottratto “sine ratione” . Circostanze ed anno confermati da un atto in copia non derivata forse direttamente dall'originale, rogato “in Castro Plagaio” sotto dettatura del giudice “Donnus” , ma probabile stralcio di altra copia precedente conservata o perduta, di certo passato tra le mani del famoso abate e storico italiano:

… Breve recordationis quod facio ego Bernardinus comes filius quondam Burgarelli una cum voluntate fratris mei et filie mee et filiorum meorum de ipsa inlicita data quam actenus iniuste et sine ratione abstulimus et quam nos omni modo refutamus ad Monasterium Beati Petri Aquealte, hanc refutationem de ipsa inlicita data facimus nos tam predicto monasterio quam hominibus habitantibus in valle ac pertinentibus ad ius et dominium predicti Monasterii… Quam refutationem facio ego Bernardinus cum filiis meis tibi abbati… omni tempore firma tenere… penam viginti libras de bonis infortiatis... maledictionem Patris et Filii et Spiritus Sancti et Beate Marie… Ego Donnus iudex dictando complevi 2.

Nessun riscontro si ha, invece, della transazione ricordata sempre dall'Ughelli, “fatta tra l'abate, e Convento di San Pietro d'Acqualta da una parte e alcuni Molini nel fiume Chiane, rogatone l'anno 1269 Rolando di Bagnarea”, ma già quanto asserito dal conte Bernardino nel 1139 mette in campo un probabile sviluppo e correlazione dell'abazia con un Ordine che rimane oscuro fino al 1274, anno in cui il vescovo di Orvieto Aldobrandino Cavalcanti raggiunse con “ discretis viris ” chiesa ed abazia di San Pietro di Acqua Alta dove, a parere dei convenuti “ Monasterio Sancti Severi unitum vel submissum dicitur existebant ”. A determinare la movimentazione del vescovo, accompagnato da frati scelti fra domenicani e canonici del monastero dei Santi Severo e Martirio 3, fu l'urgenza di discutere in Capitolo una scelta di temi non priva di severo ammonimento per un'abazia, a quanto pare dipendente dall'antico complesso monastico orvietano, già allora da riformare per cattiva gestione degli affari spirituali e temporali e governata, al momento ed in passato, da abati da riprendere e correggere con sollecitudine anche “ per alios male, vel illecita facta ”, motivazioni chiaramente memorizzate in Curia:

In nomine Domini Amen. Anno nativitatis eiusdem millesimo ducentesimo septuagesimo quarto… die quarto intrante mense Septembris. Cum Venerabilis Pater dominus frater Aldebrandinus Dei gratia Urbevetanus Episcopus, adiunctis sibi discretis viris… fratribus Iohanne et Mattheo Florentinis Ordinis Predicatorum, ad visitandum Monasterium Sancti Petri Aquealte Urbevetani diocesis accessisset, vocatis et constitutis in Capitulo dicti Monasterii, domino Bartho abbate, fratre Iacobo preposito, fratre Philippo... et fratre Nicola canonicis Monasterii Sancti Severi prope Urbemveterem, qui apud dictum Monasterium Sancti Petri Aquealte, quod salvis iuribus et consuetudinibus Episcopatus Urbevetani predicto Monasterio Sancti Severi unitum vel submissum dicitur existebant presentibus priore, et canonicis ac fratribus supradictis… presente me Gerardo subscripto notario… diligenter monuit et induxit, ut illa que in dicto Monasterio Aquealte et circa statum eiusdem Monasterii, temporaliter vel spiritualiter, per ipsos et predecessorem ipsius abbatis vel per alios male vel illicite facta sunt seu gesta corrigant et emendent et ad statum debitum studeant revocare. Et illa que circa diurnum cultum… corigenda sunt… sollicitudine ac studio diligenti… 4

Dopo una possibile vita vissuta forse all'insegna della Regola “ora et labora” , non dovettero mancare per S. Pietro di Acqua Alta un declino, difficoltà e momenti difficili. Resta testimonianza di un monastero unito nel 1291 all'Ordine degli eremiti di Guglielmo o Guglielmiti, divisi dal 1250 fra quanti accettavano un'interpretazione più mite o più stretta della regola dettata da Guglielmo di Malavalle (†1157) e quanti caldeggiavano un'applicazione più stretta della stessa. Proprio nel 1291 frate “Laurentius” rinunciò all'incarico di amministrare il monastero a causa di scandali sorti fra i frati, circostanze che non sfuggono ad attento scriba di Curia che conclude nuovamente il suo lavoro di registrazione con nota “signum dicti Appollenaris notarii” :

In nomine Domini Amen. Anno [a nativitate] Eiusdem millesimo ducentesimo nonagesimo primo … die sexdecima Iulii. … frater Laurentius abbas Monasterii Sancti Petri A quarte Urbevetane diocesis coram venerabile patre domino Francisco Dei gratia Urbevetano Episcopo personaliter constituto videns ac cognoscens per ipsius abbatatus officium scandalum inter fratres Ordinis Sancti Guillelmi cui dictum Monasterium est unitum et in ipso Monasterio generari, at volens omnem scandali materiam evitare, officium ipsum et abbatatum, sua propria et spontanea , tacita voluntate, in manibus ipsius domini Episcopi liberaliter resignavit, ac eidem renuntiavit expresse, petens humiliter et instanter ab administratione dicti Monasterii ac predicti officii se deinceps absolvi… Acta sunt hec in Civitate Urbevetane … Et ego Apollenaris Benemrendi auctoritate alme Urbis Prefetti notarius publicus predictis interfui et ea rogatus scripsi et publicavi…
Signum dicti Appollenaris notarii
5.

Negli anni succedettero diversi vescovi, ma con la visita fatta probabilmente nell'autunno del 1357 da Ponzio de Péret, sarà reso noto che l'abazia era ancora pervasa dal male del peccato:

In nomine Domini Amen. Anno [1357] indictione pontificatu et mense Octobris die vigesimo quarto… dominus Pontius Dei gratia Episcopus Urbevetanus accessit personaliter ad visitandum Monasterium Sancti Petri Aque Alte sue Urbevetane diocesis, ubi fuit iuxta morem processionaliter receptus, dictamque Ecclesiam quam invenit seminis aspersione polutam reconstiliavit, iuxta ritum Sancte Romane Ecclesie consuetum… 6

Secondo Cipriano Manente S. Pietro di Acqua Alta, coinvolta nelle lotte tra i Marsciano e i Monte Marte, fu distrutta definitivamente nel 1382:
“Ne detto anno (1382) essendo morta le Reina Giovanna e il Sig. Ranaldo orsini ritornò in Orvieto, e contrasse tregua, e poi pace tra Petruccio Monaldeschi del Cane, Bonconte, e Pietro Orsino della Vipera, in una, et bernardo della Cervara dall'altra parte con lor fattione Malcorina, e Beffata di stare sotto Papa Clemente settimo, e così li Monaldeschi del Cane ritornarono in Orvieto: ma quelli della Vipera se ne restarono fuora a lor castella, ma il Conte Ugolino, e Simoneto da castel Peccio restarono fuora inimici a Berardo della Cervara, a al Sig. Ranaldo Orsini, et così casa Mugnano, et Alviano, et il Sig. di castel Peccio, a favore di papa Urbano V. et avendo il Capitan Giovanni Azzo de Ubaldini con la sua cavalleria andarono alli danni de Conti di Marsciano, et abbrucirarono la Badia di Acqualto, e Castel di Fiore, et ripresero Montelione, e Monte Capione 7”.

L'ultimo tentativo di far rinascere l'abazia rimase vano. Il lascito testamentario di Antonio dei Bulgarelli dei conti di Marsciano prevedeva infatti uno stanziamento di “ librasu centun denarior papalium currentis Urbevetanae pro reconstructione Ecclesiae dirutae sub titolo S. Pietro Acqua Alta, vel pro ornamentis Altaris”, ma essa quasi sicuramente non fu ricostruita, anche se è noto che Tedeschina, moglie di Antonio di Bulgarelli, “ provvide inoltre, con speciale legato, ai restauri delle chiese del piviere montegiovese, cioè della Scarzuola, di Acqua Alta e della parrocchiale di S. Lorenzo 8”.

Di San Pietro di Acqua Alta non si hanno più notizie dopo la morte di Antonio; essa non compare nel suo atto di successione in favore dei figli stipulato nel 1500, dove invece compaiono tutti i beni della famiglia, tra cui il castello di Montegiove con tutto il territorio circostante, il borgo di Castel di Fiori con i suoi possedimenti e alcuni terreni in Montegabbione. Una piccola curiosità: Antonio di Marsciano era discendente diretto di Bernardo, detto Bernardino di Bulgarello, che nel 1139 si vide costretto a riconsegnare il mal tolto all'Abazia di Acqua Alta 9.

1 FERDINANDO UGHELLI, Albero e Istoria della famiglia de' Conti di Marsciano, Roma, 1667, p. 22.
2 Archivio Vescovile di Orvieto (AVO), Cartulari , Codice B, c. 106/5, vd. DANIELE PISELLI, Comunità laica e religiosa di Montegabbione: chiese ed abazie nei sec. XII-XIV, 2018, Appendice documenti, n. 1, pp. 29-30; F. UGHELLI, op. cit., p. 22, vd. LUIGI FUMI, Codice diplomatico della città d'Orvieto; documenti e regesti dal secolo 11 al 15, e la Carta del popolo: codice statutario del comune di Orvieto; con illustrazioni e note, Orvieto, 1849, p. 18.
3 Circa il monastero dei Santi Severo e Martirio di Orvieto retto da benedettini fino al 1221, passato dal 1226 per iniziativa di Onorio III ai Premostratensi che vi restarono fino al 1423, vd. ROBERTA CERONE, L'abazia premostratense dei Santi Severo e Martirio presso Orvieto , in Arte Medievale 5 (2006), p. 98.
4 AVO, Cartulari , Codice A, c. 4/1, vd. DANIELE PISELLI, op. cit., Appendice documenti , n. 3, pp. 33-34.
5 Ivi, Codice C, c. 45/5, vd. DANIELE PISELLI, op. cit., Appendice documenti , n. 8, pp. 43-44; circa l'Ordine dei Guglielmiti e loro vicende vd. ANDREA OGNIBEN, I Guglielmiti nel sec. XIII. Una pagina di storia milanese, Perugia, 1867.
6 AVO, Cartulari , Codice B, c. 25/1, vd. DANIELE PISELLI, op. cit., Appendice documenti , n. 14, p. 56.
7 CIPRIANO MANENTE, Historie di Ciprian Manente da Orvieto. Nelle quali partitamente di raccontano i fatti successi dal 970 quando cominciò l'impero in Germania, insino al 1400, Venezia, 1561, p. 287.
8 F. UGHELLI, op. cit ., p. 131; CESARE SIMONI, Il castello di Montegiove di Mentanea , Roma, 1925, p. 102.
9 F. UGHELLI, op. cit ., p. 204.

Foto anni '80 deli ruderi dell'abazia di Acqualta Foto anni '80 deli ruderi dell'abazia di Acqualta
Due foto anni '80 deli ruderi dell'abazia di San Pietro di Acqualta.

Progettazione e sviluppo Daniele Piselli, +39 328 8295217. Se vuoi utilizzare i contenuti di questo sito ti chiedo di citare la fonte. BY