Il Gobbo

Il Santuarui della Madonna delle Grazie

In queste pagine il libro scritto da Milena Pasquini ed edito dalla Parrocchia di Montegabbione inerente la storia della Madonna delle Grazie, affascinante chiesa edificata alle pendici del colle di Montegabbione. Un lavoro davvero monumentale il suo, che però come spesso accade per questi ottimi lavoti di storia locale dei piccoli centri urbani come Montegabbione finiscono solamente tra le mani dei paesani e poco più. Fortunatamente l'era digitale offre i suoi vantaggi tra cui la favolosa diffusione planetaria dell'informazioni e l'immediata possibilità di eleborazioni delle informazioni. E allora oltre la trascrizione del lavoro di Milena mi sono permesso di aggiungere, così come faccio per le mie ricerche, man mano che escono fuori informazioni aggiuntive, nuove righe a questa copia digitale del libro di Milena. Ho ritenuto doveroso mantenere una sistinzione tra la voluminosa ricerca di Milena e le mie piccole aggiunte che leggerete scritte in blu.
Copertina del libro di Milena Pasquini

In memoria di don Giovanni Ermini,
Parroco di Montegabbione dal 1969 al 2002
e Cappellano del Santuario della Madonna delle Grazie

INDICE

1. Prologo
2. Origini del Santuario
3. La "leggenda"
4. Erezione della Cappellania
5. Visite pastorali
5. Affluenza di devoti e offerte
7. Restauro e ampliamento
8. Degrado e abbandono
9. Inventario dei beni
10. Descrizione del sacro edificio
11. Due case per il Rettore
12. La "dote" del Santuario
13. Una stanza in paese
14. Stalletti accanto la chiesa
15. Necessità di restauri materiali e spirituali
16. Contrasti
17. Verso la risoluzione
18. La minuziosa sentenza del Vescovo
19. Problemi e difficoltà
20. Nuovo stato del Santuario
21. Un eremita custode del Santuario
22. Storia del Santuario di d. M.Catenacci
23. Il Santuario nel sec. XX


Ringraziamento

Si ringrazia monsignor Luigi Farnesi, responsabile dell'Archivio vescovile diocesano di Orvieto, per la cortese, autorevole e preziosa collaborazione.

M.Pasquini, Madonna Grazie, Parrocchia Montegabbione 2004
RIPRODUZIONE VIETATA SENZA CITARE LA FONTE

Chiesa della Madonna delle Grazie

1. Prologo

      Il 21 luglio 2001, all'uscita dalla Messa pomeridiana, la signora Rinalda P.I., che ha compiuto 90 anni lo scorso aprile ed è una dei "testimoni" della vita del paese nel 1900, interpellata, ricorda nitidamente che nel 1914, quando aveva 3 anni, era stata colpita da "paralisi infantile" (poliomielite) che l'aveva privata della vista dall'occhio destro e dell'uso delle gambe.
      La bambina era costretta a passare giornate intere dentro casa, triste, e sentiva tanti coetanei gridare, giocare, saltare, correre sulla strada davanti alla sua porta; "ero invidiosa della loro salute", ricorda con un pizzico di rimorso e di malizia.
      Con insistenza, più volte, la sua nonna aveva suggerito di portare Rinalda al piccolo Santuario della Madonna delle Grazie, per implorare la sua guarigione dalla Vergine.
      Dietro questa continua pressione, un giorno la madre prese la bambina "in collo" e scese alla chiesa, ai piedi della collina di Montegabbione, poco distante dal paese. Non poté entrare perché la porta era chiusa, ma si inginocchiò sul gradino esterno, davanti ad una delle due finestrelle che permettevano di scorgere l'immagine della Madonna. Rinalda era ritta vicino a lei, silenziosa, appoggiata ad un bastoncino per sorreggersi.
      All'improvviso la bambina buttò via il bastoncino e, vedendo da lontano il padre che veniva a riportarla a casa per alleviare la fatica alla moglie, poiché la strada del ritorno era tutta in salita, gli andò incontro, lo raggiunse e lo abbracciò. Era guarita: solo la gamba destra presentava ancora un difetto all'anca che la faceva un po' zoppicare. L'occhio destro era rimasto invece cieco, mentre la gamba claudicante, di lì a 4-5 anni, senza alcun intervento chirurgico, tornò del tutto normale. Aggiunge la novantenne oggi: "Sono grosse e brutte le mie gambe, ma sono uguali e perfette!".
Chiesa della Madonna delle Grazie
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2. Le origini del Santuario

      Fu forse un fatto prodigioso simile a questo che può giustificare il placet dell'Autorità ecclesiastica alla erezione di una nuova chiesa nel territorio di Monte-gabbione, dove già dal 1274, anno di costruzione, esisteva la chiesa parrocchiale di Santa Maria (1), diventata S. Maria Assunta almeno due secoli prima della proclamazione del dogma dell'Assunzione.
      La nuova chiesa sarebbe sorta a circa 250 metri di distanza dal "castrum" (2), e di diritto appartenente alla Comunità del paese.

1) A.V.O.: codice A - carta 2 - anno 1274.
2) "Paese fortificato".
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Chiesa della Madonna delle Grazie Chiesa della Madonna delle Grazie

3. La "leggenda"

      Si racconta che, verso la fine del XV secolo, una ragazza di 15 anni, devotissima della Madonna, scendendo dal paese verso una sorgente ai piedi del colle per attingere acqua, vide all'improvviso una bellissima Donna che, sorridendo, le raccomandò di venerarla pubblicamente in quel luogo. La giovane corse a casa e, timorosa e stupita, raccontò al sacerdote e a tutti l'accaduto. Nessuno le credette. Ritornò al luogo dell'apparizione e riferì alla sconosciuta ma bellissima Signora che tutti la deridevano. "Riempi la brocca con l'acqua della fonte - le disse la Donna - ponila capovolta sulla testa". Così fece la ragazza, e con sorpresa di tutti non si rovesciò una goccia d'acqua. Questo prodigio convinse il Pievano e gli abitanti del paese, che si recarono a frotte alla sorgente, lodando e pregando la Signora del Cielo, Maria, e invocandola col il titolo di Madonna delle Grazie. Nei pressi della sorgente venne poi innalzata una cappella, più tardi ampliata, diventata nel tempo Santuario di riferimento per tutta la popolazione.
      Analogo prodigio si sarebbe verificato più o meno in quei tempi a Fabro e a S. Vito in Monte.

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Chiesa della Madonna delle Grazie

4. Erezione della Cappellania


      "Era il 1559, come è ancora possibile leggere in un frammento di lettera in pergamena (conservata già entro cornice di legno appesa nella Sala del Consiglio e lasciata per inavvertenza o incuria corrodere dalle acque pluviali per la massima parte), portante in fronte il nome di Alfonso Carafa Diacono Cardinale Reggente della Camera Apostolica e la data, diretta al Cardinal Simoncelli Vescovo di Orvieto". Così è annotato in una Bolla (3) della Curia vescovile del 1563.
      Si potrebbe supporre che la pergamena sia la Bolla di Erezione della Cappellania, se non si opponesse a questa interpretazione la stessa (3) Bolla di collazione del beneficio, come si è detto emanata dalla Curia vescovile nel 1563, in data 6 settembre, con la quale si conferisce "l'investitura del benefizio a tenore delle formalità prescritte della immissione, cioè dell'anello nel dito del sacerdote Giuliano Loreti di Castiglione del Lago, dell'imposizione della Berretta in testa e del bacio della pace".
      In essa si accenna ad altri Rettori (4) defunti, ma non sembra possibile siano stati così numerosi entro il breve periodo di quattro anni, quali corrono dalla data della pergamena a quella della Bolla vescovile. Il che fa supporre la preesistenza del Santuario. La chiesa, dedicata alla gloriosissima Vergine Madre di Dio sotto l'invocazione di Maria Santissima delle Grazie, è innalzata appena fuori dalle mura del paese.
      In origine misurava pochi metri quadrati, ma nel tempo venne ampliata e modificata, come testimoniano le visite pastorali periodiche, documentate a partire dal 1573. Solo attraverso una loro attenta lettura è possibile ricostruire in parte la storia della Madonna delle Grazie. Essa peraltro non aveva un ruolo di primo piano, se si eccettua quello di Santuario votivo, essendo presenti nel territorio del Comune altre numerose chiese e cappelle.

3) Registrata in lib. Bull.: Episc.Urbisveteris ad cartas XXVII in 2.a facie.
4) Rettore: sacerdote responsabile del Santuario.
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5. Visite pastorali

      Nelle visite pastorali il Vescovo incontrava il clero e i fedeli di ogni Parrocchia e controllava lo stato e le condizioni dei sacri edifici, dei loro arredi e il ruolo che ogni chiesa svolgeva a favore del popolo.
      Le notizie che seguono vengono dunque tratte dalle relazioni che, al termine di ogni visita, venivano accuratamente riportate negli annali dell'Archivio Vescovile Diocesano di Orvieto (A.V.O.).
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6. Affluenza di devoti e offerte

      Nel 1573 (5) la Madonna delle Grazie era retta da un Cappellano (6) di origine perugina sotto il patronato del Comune di Montegabbione e presentava in quell'anno ancora un solo altare, completo di arredi. Il vescovo Binarino si informò sul numero dei fedeli che la frequentavano; chiese anche al Rettore di fare un primo inventario dei suoi beni. Richiesta che fa supporre affluenza di devoti ed abbondanza di offerte.
      In realtà lo stato economico non era florido.
      Notizie più precise degli inizi del '600 testimoniano che l'Autorità ecclesiastica (7) aveva dato facoltà già dal 1607-08, come ricorda il rettore Arcangelo Carosio, di cercare elemosine per tutta la Diocesi a favore della chiesa stessa. Con il denaro della "cerca" del 1607, per esempio, si era comprato olio, cera, paramenti, aggiustato il tetto e "cavata fuori" la campana; il tutto perché la chiesa non aveva entrate per fare le cose predette. Ai cercatori era stata promessa remunerazione dal Rettore, mentre ai fedeli offerenti si prometteva remunerazione dal Signore. Anche il nuovo Vescovo (8) visitò Montegabbione, ma non annotò nulla sulla Madonna delle Grazie. Verso i1 1650 venne richiesto al Vicario Generale di vendere alcuni beni: "la Madonna delle Grazie possiede 6 appezzamenti di terreno vignato, presso li beni di Filidio Marabottini" (9).
      In più "la chiesa, sita vicino e fuori del paese, possiede un pezzo di terra da vendere e la casa si può affittare per dare un contributo alla chiesa stessa" (10). Lentamente la situazione migliorò; nei giorni festivi nella chiesa si celebrava obbligatoriamente la Messa a cui assistevano molti devoti, che appendevano numerosi "ex voto" per grazie ricevute dalla Vergine e offrivano cospicue elemosine. I "Santesi", membri di confraternite, le raccoglievano e le amministravano sempre a vantaggio della chiesa. Entro 15 giorni dalla raccolta ne dovevano rendere conto al Pievano (11) di Montegabbione, pena la scomunica.
      Ad ogni visita pastorale il Vescovo dell'epoca faceva rilievi sulla situazione materiale della Chiesa, suggeriva piccole manutenzioni, stimolava devozione e spiritualità, esprimendo sempre grande rispetto per questo piccolo Santuario mariano.

5) Anno 1573: sabato 19 settembre, carta 129. Era Vescovo Alfonso BINARINO, nato a Bologna intorno al 1510. Vicegerente di Roma nel 1560, Vescovo di Rieti il 18/07/1572, Visitatore apostolico dell'Etruria, del Piceno e del Patrimonio nel 1573. Inizia la visita ad Orvieto il 27/08/1573 e la finisce il 2/11/1573. Vescovo di Camerino dal 7/09/1574, ove muore il 26/04/1580.
6) Cappellano: sacerdote a cui è affidata una cappellania, a volte anche senza cura delle anime.
7) Anno 1606: 29 maggio, carta 129 - Anno 1616: 8 giugno, carta 2. Era Vescovo Giacomo SANNESIO, nato a Belforte in provincia di Macerata, nella diocesi di Camerino, intorno al 1560. Fu creato Cardinale il 9/06/1604. Vescovo di Orvieto nel 1605. Inizia la 1a visita il 9/01/1606, la 2a nel 1616. Muore a Roma il 28/02/1621.
8) Anno 1635: 9 settembre. Era Vescovo il Cardinale Pier Paolo CRESCENTI, successo al Vescovo Sannesio nel 1621. Nel 1664 lascia l'Episcopato orvietano per andare a Roma.
9) F.V.G. Serie Iura Diversa. Marchese FILIDIO MARABOTTINI: (il suo stemma d'arme è riprodotto sopra l'altare maggiore della chiesa della Madonna delle Grazie). E' lo storico più importante della storia orvietana del '600. Studioso prolifico e attento, scrisse "Cathalogus episcoporum Urbisveteris" (Roma 1650-Orvieto1667) e l' "Albero e istoria della famiglia dei Conti di Marsciano"(Roma 1666), quest'ultima data alla stampa sotto il nome dell'Abate Ughelli. La maggior parte delle sue opere restò manoscritta e inedita: "Istoria della Città di Orvieto sino all'anno 1300", "Annali della Città di Orvieto", "Preminenze e giurisdizioni della Città di Orvieto", "De' luoghi, che hanno avuto uomini illustri sì in Orvieto che in altri luoghi." La qualità della sua opera lo pone senz'altro fra i maggiori storiografi orvietani, anche se non fra i più apprezzati; Perali e Piccolomini accennano solo al suo nome, mentre Fumi nella "Prefazione del Codice diplomatico" e Sborra e Satolli ne rivalutano il valore.
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7. Restauro e ampliamento

      Gli anni scorrono senza notizie significative. Nel 1673 il Vescovo con notevole soddisfazione trovò la chiesa della Madonna delle Grazie "restaurata quasi dalle fondamenta con straordinaria devozione da." (12). Intanto in essa erano stati eretti altri 3 altari, uno intitolato a S. Girolamo, uno a S. Carlo e l'altro a S. Antonio da Padova, tutti mantenuti in buono stato.
      Ma col passare del tempo la situazione cominciò a mutare. Infatti ".in data 20 febbraio 1688 il Vicario generale fa pubblica ammonizione perché chi avesse occupato o preso beni della chiesa li restituisca" (13).
      Inoltre, 50 anni più tardi, apparentemente trascorsi senza evidenti scossoni, il Vescovo Onofrio Elisei (14) raccomandava al rettore Paolo Antonio Thei della famiglia "de Theis", sotto il cui patronato si trovava anche la Chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta, di munire di sigillo i reliquiari "per non farli sottrarre né allora né in futuro", segno di qualche preoccupazione per piccoli furti. In nome della "trasparenza" comandò anche di esporre in pubblico le tabelle di tutti i legati per le Messe e, nel rispetto dei ruoli, di mettere in pratica gli oneri imposti dal Comune di Montegabbione a cui la chiesa apparteneva. Tale concetto viene ribadito molte volte nelle successive visite. In una di queste lo stesso Vescovo Elisei raccomandava di nuovo al santese Amandolini di rendere conto delle offerte raccolte, ma soprattutto ".proibì che la costruzione addossata alle pareti della chiesa servisse da stalla, e ordinò di togliere completamente i rifiuti e che si chiudessero le porte" (15).

10) F.V.G. Serie Iura Diversa.
11) Pievano: sacerdote rettore della Pieve (Parrocchia di campagna).
12) "Singulari devotione quasi funditus restaurata ab.". Anno 1673: 29 aprile. EraVescovo di Orvieto dal 1656 Giuseppe della CORGNA, dell'ordine dei Domenicani. Lascia l'Episcopato nel 1676.
13) Fondo Vicario Generale Serie Iura Diversa. 15 -T -V -4 - 124 - Anno 1688: 20 febbraio. Anno 1687 - carta 56. Era Vescovo di Orvieto dal 1681 il Cardinale Savo MILLINI. Nel 1694 è trasferito nella diocesi di Sutri e Nepi.
14) Anno 1723: 25 settembre, carta 164. - Anno 1725: 23 ottobre, carta 282. - Anno 1728: 26 giugno, carta 45. - Anno 1731: 7 luglio, carta 123. Vescovo Onofrio ELISEI. Trasferito alla sede di Orvieto nel 1721. Muore ad Orvieto nel 1733.
15) "Prohibuit, ne mansio in parietibus ecclesiae aedificata deserviat in stabulum, sed mandavit omnino removere immonditias et obstrui ianuas". Nello stesso periodo il rettore Thei, con atto chirografico del 26 luglio 1725 avente valore di atto pubblico, delegava Simone Marchetti come procuratore a trattare sulle cose materiali e spirituali della chiesa.
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8. Degrado e abbandono

      Cosa era accaduto?
      La proibizione lascia trasparire una situazione di miseria, di degrado e di abbandono morale e materiale della chiesa, se i contadini della zona si servivano della costruzione addossata alle pareti della chiesa stessa come ricovero per il bestiame.
      Ma gli ordini del Vescovo non trovarono sollecita esecuzione se, dopo cinque anni, il prelato dovette ribadire di accomodare parti della chiesa, sostituire e rimuovere arredi.
      Più urgente però, ribadiva, era ".scavare delle forme intorno alla stessa chiesa e sradicare le erbe da ogni parte" (16) e, pena la carcerazione, cessare di vendere vino nella piccola stanza vicina alla Chiesa. E' chiaro che l'edificio era in stato di abbandono, circondato da sterpaglie e sporcizia; invece che luogo di culto era sfruttato per piccole necessità e piaceri.
      Passarono gli anni, il degrado divenne più accentuato. Forse il periodo storico, gli avvenimenti locali, una crisi religiosa.
      I devoti diminuivano. E' facile immaginare fedeli scoraggiati, in difficoltà, lasciati a sé stessi e che si allontanano da quel Santuario fortemente voluto dai loro antenati due secoli prima. E alla chiesa comunque appartenevano numerosi beni, appezzamenti di terreno e rendite che non ne giustificavano la precaria situazione.

16) ".Escavari foveas circum circa ipsam ecclesiam et undique a herbis espurgare"
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9. Inventario dei "beni"

      E' allora che il rettore Domenico Angeli, su richiesta del Vescovo (17), preparò l'inventario (18) di tutti i beni appartenenti alla Madonna delle Grazie.
      La descrizione è minuziosa, precisa e permette di visualizzare, anche materialmente, il ruolo e il peso che il Santuario rivestiva per la popolazione.
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10. Descrizione del sacro edificio

      Una parte del sacro edificio era costituita dal luogo per il culto, l'altra da una casetta contigua. Scorrendo l'inventario si materializza agli occhi una chiesina rurale; si trova vicino ad una strada pubblica, fuori dal paese di Montegabbione, circondata da numerosi terreni di sua pertinenza.
      La chiesa era larga 4 canne (19) e mezza, lunga 2 canne e mezza (ml 12 x 7). Era a tre navate con una cupola, alta m.5,36 e larga m.2,00, sopra l'altare della SS.Vergine. Si entrava in chiesa da due lati, dalla parte sinistra e dalla facciata; altre due porticine permettevano l'accesso alle campane e alla sacrestia dalla destra e dalla sinistra dell'altare maggiore.
      A destra si trovava l'altare intitolato a S.Antonio da Padova, sormontato da un quadro raffigurante il Santo con in mano il Bambino e un giglio ai piedi. A sinistra quello di S. Girolamo, sotto il patrocinio di casa Duranti (20) che aveva l'obbligo di farvi celebrare tre Messe ogni anno nel giorno dedicato al Santo. Sopra questo altare un quadro raffigurava la Beata Vergine Assunta circondata da Serafini e ai lati S. Girolamo e S. Giovanni Battista; in alto era rappresentato lo Spirito Santo; la cornice del quadro era di stucco.
      Sull'altare maggiore un dipinto, ivi traslato nell'aprile del 1622 (e non 1623 come erroneamente restaurato), con la Madonna SS. delle Grazie che allatta il Bambino che tiene in braccio, con due Serafini ai lati, e in testa ha un diadema d'argento di tre once e tre file di corallo, due al collo e una nella mano sinistra; un filo di granato e un diadema d'argento, di once una, sul capo del Bambino e un filo di corallo al collo e uno alla mano. Sopra l'altare c'era uno stemma, "l'arme" del marchese Marabottini e due nicchie laterali con due Angeli.
      Segue poi una lunga e particolareggiata descrizione degli arredi e dei corredi, a testimonianza della cura del Rettore verso la chiesa.
      La sacrestia era lunga m.2,01; vi si trovava un armadio che custodiva quattro reliquiari di legno rappresentanti due busti, forse dei martiri S. Gesualdo e S. Dario e le braccia dei martiri Silvano e Daniele. Di essi, oggi, non esiste più traccia, né alcuna memoria degli altari laterali presenti allora nella Chiesa. Il piccolo campanile che la sovrastava era alto m.5,30 e largo m.2,60; sulla campana più grande, alta cm.50 x cm.20 circa, l'iscrizione era illeggibile; la più piccola, alta circa 30 cm, presentava la seguente iscrizione: "A:D:M:C: XXII, Ave Maria" (21); data che testimonierebbe il suo recupero da altro luogo sacro. Il mantenimento della chiesa era a carico del Comune di Montegabbione (22).

17) Anno 1736: 20 aprile, carta 66. - Anno 1740: 11 maggio, carta 111. - Anno 1742. - Anno 1746: 1° giugno. - Anno 1749: 6 maggio. Era Vescovo Giuseppe dei Conti di MARSCIANO. Eletto Vescovo di Orvieto nel 1734. Muore il 2/07/1754 e viene sepolto nella chiesa della Madonna del Velo da lui fatta costruire.
18) 26 settembre 1742: carte 433-434-435.436-437-438-439 - Inventari della Diocesi.
19) Canna orvietana = 268,106 cm.= 12 palmi e 7 piedi e mezzo; palmo=22,34 cm.; piede=35,74 cm.
20) Patrocinio (talora detto anche Patronato): onere di mantenimento. Bisogna ricordare che il mantenimento degli altari era affidato a famiglie del luogo che ne curavano anche il decoro.
21) Anno del Signore 1122, Ave Maria.
22) Comune o Comunità viene utilizzato alternativamente con lo stesso significato.



11. Due case per il Rettore

      Contigua al Santuario, sotto le campane, era stata ricavata una casetta rustica di due stanze, una al piano terreno, larga m.4,00 e lunga m.5,30 e l'altra, con focolare, al primo piano, destinata ad uso del Rettore pro tempore. Da una terza stanza, di m.5,30 x 2,60, si poteva accedere da sinistra alla sacrestia e uscire all'aperto da un'altra porta. Il Rettore possedeva ancora, nelle vicinanze, un'altra casa rurale, a levante della quale era un orticino di mq. 25 circa che confinava con proprietà Caravaggi, Angelini da Pratalenza e strada pubblica.
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12. La "dote" del Santuario

      Segue a questo punto un lungo elenco di beni, iscritti a Catasto, consistenti in terreni coltivati a oliveto, vigneto, seminativo ma anche "sterpagliosi e boscosi".
      I beni erano numerosi anche se di ridotta superficie e si estendevano dalle terre a confine con la strada a destra della chiesa ai poderi Le Prese, Scatolla, Colle, Poggio Petroso, Torricella, Valiana, Pedate di Sotto fino ad arrivare sotto Villa Faioli (Faiolo) e nel territorio di Monteleone d'Orvieto.
      I proprietari delle terre confinanti erano i signori Marabottini, Corneli, Duranti, Angeli, Marchetti, Antimi, Caravaggi, Alessi, Thei, Valterio, Santovani, gli eredi di Baldassarre, di Tiaco, di Bino da Faiolo e di Cecco del Bronco. Nomi appartenenti ad alcune famiglie ancora presenti nel comune di Montegabbione e protagonisti delle vicende che, lentamente nel tempo, hanno trasformato la realtà economica e sociale delle campagne.
      Tutte le terre di proprietà della Chiesa producevano olio, vino, grano, morzatico (23) per un discreto valore annuo in paoli, scudi e baiocchi (24).
      La rendita del Rettore era di circa 40 scudi annui.

23) Morzatico: foraggio.
24) Baiocco= 5 quattrini; quattrino= 1 centesimo; paolo= 10 baiocchi; scudo= 100 baiocchi o 2 fiorini; fiorino= 5 giuli; giulio= 10 baiocchi.
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13. Una stanza in paese

      Nel 1793 Ubaldo figlio di Domenico Rimbotti e Giovan Battista figlio di Angelo Faena (25), ambedue muratori, attestano che la Madonna delle Grazie gode, inoltre, di una stanza "diruta" di una preesistente casa, posta in Montegabbione in contrada "la strada dritta", forse le attuali Scalette, confinante con vicolo che portava sotto casa Duranti e dall'altra parte con la casa di Censurini; si ricordano benissimo che quando la strada era in buono stato, le travi che la reggevano poggiavano su altre case spettanti al Censurini. Attestano poi che lo stesso fece togliere le travi e aprire una finestra (26).

25) I Faina, che vanteranno titoli nobiliari nell'800, sono originari di Montegabbione ed appartenevano alla corporazione dei "maestri costruttori edili" (F.Facchini, La Famiglia Faina: tre secoli di storia, Publimedia, 2000).
26) Fondo Vicario Generale - Serie Iura Diversa -29 - T - VII - 251, 314, 317 - anno 1793 - 19 aprile.
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14. Stalletti accanto la chiesa

      Nonostante tanti possedimenti, il Santuario della Madonna delle Grazie doveva essere ristrutturato; non solo, ma dovevano essere rimossi gli stalletti esistenti vicino l'edificio sacro, pena la scomunica, per ordine del vescovo Giuseppe dei Conti di Marsciano (1749).
      Così, dopo 16 anni, la situazione appariva migliorata per quanto riguarda la parte materiale dell'edificio. Rispetto alla vita spirituale che vi ruotava non sono documentate notizie precise sui fedeli, la frequenza alle liturgie, le Messe, le offerte. Era solo stata impostata ed appesa in sacrestia una tabella inventario di tutti i legati per le Messe da celebrare nell'arco dell'anno.
      Dal 1765 le visite pastorali si interruppero fino al 1800. Per cui non è possibile ricostruire le vicende della chiesa in questo periodo.
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15. Necessità di restauri materiali e spirituali

      La nuova visita pastorale è del 1802 (27): la situazione era rimasta sostanzialmente invariata. La chiesetta rurale non aveva subìto ulteriori danni anche se urgevano piccole riparazioni: il pavimento del presbiterio, la porta, una grata di ferro e vetro per la finestra della sacrestia. La preoccupazione del Vescovo era però anche di ordine morale e spirituale: "Chi è l'ostetrica del paese? Sa la formula per battezzare in caso di necessità?" Conosciutala, "...fu trovata ben preparata" (28).
      Appariva evidente la volontà del vescovo Brancadoro di fare adempiere, sotto la vigilanza del Vicario foraneo, tutti i decreti emessi negli anni precedenti alla sua visita, affinché fossero rispettate le norme relative alla decenza dell'abito, dei luoghi sacri, dell'amministrazione corretta delle offerte secondo uno scopo preciso (Messe, suffragi.).

27) Anno 1802: 4 luglio, carta 124: Cardinale vescovo era Cesare BRANCADORO, nato a Fermo il 28/08/1755. Il 20/10/1789. Fu eletto Arcivescovo titolare di Misiben (sede autocefala nella Mesopotamia prima). Consacrato dall'Arcivescovo di Fermo Andrea Minucci il 25/07/1790. Trasferito ad Orvieto con il titolo personale di Arcivescovo l'11/08/1800, fu creato Cardinale da Pio VII il 20 ottobre successivo. Trasferito a Fermo l'11/07/1803, vi morì il 12/09/1837.
28) ".instructa reperta est".
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16. Contrasti

      Ma proprio la situazione economica diventava ingarbugliata; poiché mancava la carta di fondazione della Cappellania, si erano inasprite liti e questioni sugli obblighi spettanti al Pievano di Montegabbione e al Cappellano della Madonna delle Grazie, Ludovico Creti.
      Prendendo tempo per risolvere i contrasti, il nuovo vescovo, Giovan Battista Lambruschini, (29) decideva intanto per la chiusura a tempo indeterminato del fabbricato annesso al Santuario e contiguo alla sacrestia, perché ancora usato come stalla.
      Per quanto riguardava la casa di pertinenza della stessa chiesa, confinante per due lati con la strada pubblica e con il signor Domenico Sgargiali, venne decretato che "- non potendo restaurarla perché reca danno ai confinanti, si venda dopo la stima fatta da Salvatore Gregorini. Si farà notifica pubblica per 9 giorni; venderanno insieme il Pievano, i Priori della Comunità e il Cappellano, tutti autorizzati dal Vescovo a fare l'atto di vendita. Il prezzo sarà reinvestito a censo (100=100), purché il frutto non sia superiore all'8%, a beneficio della pievania".
      Per i rapporti tesi fra Pievano e Cappellano, invece, il Vescovo, giudice assoluto e inappellabile, definì le questioni che voleva osservate, sotto pena delle leggi canoniche del tempo.

29) Anno 1809: 18 giugno, carta 252. - Anno 1809: 22 giugno, carta 272. - Anno 1818: 17 giugno, carta 119. - Anno 1818: 20 giugno, carta 48. Era Vescovo Giovan Battista LAMBRUSCHINI, nato a Sestri Levante il 26/10/1755, ordinato Presbitero il 19/09/1778. Nel biennio 1798-1800 fu vicario generale di Genova. Promosso alla sede titolare di Azoto in Palestina, il 17/08/1800 venne consacrato Vescovo a Roma dal cardinale Giuseppe Doria e il 24 ottobre successivo fu deputato Coadiutore con futura successione dell'Arcivescovo di Genova. Nominato Amministratore della diocesi di Orvieto il 20/09/1805, fu traslato a questa sede il 3/08/1807. Nel periodo napoleonico subì la deportazione in Francia. Morì ad Orvieto il 24/11/1825.
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17. Verso la risoluzione

      Fu presentata la querelle, i cui termini erano i seguenti: "se il Cappellano deve fare le spese sotto (30) lo scudo per il funzionamento e la Comunità sopra (31) lo scudo per il mantenimento".
      Il Vescovo si riservò di definirla entro tre mesi, tempo in cui ciascuna parte avrebbe potuto presentare le sue ragioni.
      Intanto, però, la Comunità doveva compiere le piccole spese, conteggiarle e presentarle poi a chi di diritto. Il Cappellano doveva celebrare, comunque, almeno tre Messe negli anniversari, esattamente secondo il beneficio; doveva aiutare il Pievano per le Confessioni e altre funzioni.
      Cappellano e Pievano dovevano invitarsi a vicenda a celebrare Messa nella Parrocchiale e nella Madonna delle Grazie. La cassetta delle elemosine doveva essere aperta a gennaio e a luglio dal Cappellano o da un incaricato della Comunità: la somma ricavata sarebbe stata divisa a metà fra i due e contabilizzata in un registro.
      Il Vescovo desiderava inoltre che, per promuovere devozione a Maria, il Cappellano facesse canti, litanie e preghiere, suonasse la campana al sabato e alla vigilia e feste di Maria; ne avrebbe ricevuto premio dalla Madonna.

30) Inferiori ad uno scudo.
31) Superiori ad uno scudo.
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18. La minuziosa sentenza del Vescovo

      Quattro giorni più tardi il Vescovo emise la sentenza: "poiché si è perduta la carta (giuridica) della erezione della Cappellania della Madonna delle Grazie, essendo nate delle questioni fra il Pievano e il Cappellano, proponendo il vantaggio spirituale della popolazione, ...pronunciamo e sentenziamo come segue secondo le facoltà dateci dalle parti sopraddette:
      1) poiché vale il servizio spirituale del popolo, ogni domenica, a mezzogiorno circa, si celebri la Messa ultima da chi ne ha l'obbligo, applicandola a chi serve, pena 5 paoli ogni volta a chi mancherà;
      2) alla Messa ultima, segnalata da tre squilli di campana, il sacerdote deve aspettare un quarto d'ora;
      3) l'ultima Messa si deve celebrare perpetuamente nella chiesa plebana e il Vescovo dispensa il Cappellano dalla celebrazione nella Madonna delle Grazie;
      4) dal 1° gennaio a maggio, la domenica, il Pievano celebrerà la Messa la mattina presto per far ascoltare al popolo la parola di Dio;
      5) il Pievano dal 1° giugno a settembre celebrerà solo a mezzogiorno;
      6) il Pievano dal 15 settembre a dicembre deve celebrare perpetuamente nella chiesa plebana e il Vescovo dispensa il Cappellano dalla celebrazione nella Madonna delle Grazie;
      7) quando il Pievano celebra presto, la Messa delle 12 sarà a turno del Cappellano della Madonna delle Grazie e del Cappellano dell'Annunziata (altare della chiesa parrocchiale);
      8) il Cappellano della Madonna delle Grazie da gennaio ad aprile celebrerà l'ultima Messa a turno col Cappellano dell'Annunziata;
      9) il Cappellano dell'Annunziata celebrerà l'ultima Messa da maggio a dicembre;
      10) dal 15 al 30 settembre ordino che i due Cappellani celebrino l'ultima Messa a turno, un anno per ciascuno, a cominciare da quello dell'Annunziata;
      11) il Pievano nelle Solennità canterà Messa e i Cappellani non rispetteranno il turno;
      12) nei giorni festivi il Cappellano che non celebra nella Plebana potrà celebrare dove venga chiamato;
      13) il Cappellano dell'Annunziata (sotto il patrocinio della famiglia Caravaggi) dovrà celebrare nelle feste infrasettimanali a comodo del popolo;
      14) per non far nascere più liti, il Cappellano della Madonna delle Grazie è convalidato nel ruolo pur senza carta di fondazione;
      15) la volontà del fondatore vuole che il Cappellano celebri come sopra, ma che sia al servizio della chiesa plebana anche per le confessioni;
      16) il fondatore per sua scelta chiede che per sostituire il Cappellano ci si avvalga di parroci della terra di Montegabbione;
      17) per non far nascere più conflitti dichiariamo che la chiesa della Madonna delle Grazie è filiale della Parrocchiale e non deve disturbare le sue funzioni ma essere rispettosa dei suoi tempi e orari, sempre a termine di ragione;
      18) per conciliare la questione tra la Comunità e Ludovico Creti per certe spese da lui sostenute, "la Comunità paghi scudi 23 d'argento in saldo totale e il Cappellano poi tacerà, in perpetuo silenzio, senza richiedere altro. Però la Comunità paghi entro 6 mesi e possibilmente prima";
      19) riserviamo a noi Vescovo e ai successori la facoltà di decidere questioni che potrebbero nascere da quanto deciso;
      20) vogliamo poi che tutti osservino i precedenti articoli; copia vada ai due Cappellani. al Pievano e alla Comunità per ciò che a ciascuno appartiene. Questa carta deve essere letta dal Cancelliere ai convisitatori.".
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19. Problemi e difficoltà

      Intanto la vita del paese scorreva senza tante scosse; l'eco del grande fermento risorgimentale lambiva marginalmente questa terra in cui la vita era faticosa e parca per tutti. Anche per il clero non era tutto facile, come dimostra il precedente documento e se ad ogni visita pastorale il Vescovo decretava nuove disposizioni.
      Infatti al cappellano don Felice Duranti (cognome ritrovato scritto su un calice usato ancor oggi nella celebrazione della Messa nella chiesa della Madonna delle Grazie), nell'anno 1818 il vescovo Lambruschini ordinava ancora: ".Standoci a cuore che Nostra Signora delle Grazie sia ben custodita e non nascano liti, abbiamo decretato:
      1) il Cappellano non potrà servirsi della facoltà di celebrare - almeno 6 volte all'anno - in altre chiese all'infuori della plebana e della Madonna delle Grazie;
      2) la manutenzione sotto lo scudo spetta al Cappellano perpetuamente, altro a carico della comunità;
      3) il fabbricato annesso alla chiesa alla parte del Vangelo, a sinistra, è in stato inconveniente: si aggiustino i muri, si copra il tetto, si faccia il pavimento e si ponga ad uso sacrestia. Poiché tali spese non possono spettare alla Comunità, abbiamo trovato e confidiamo nella carità di più benefattori; il Cappellano faccia le ulteriori spese per attarlo a sacrestia;
      4) per tale lavoro della sacrestia può tagliare gli alberi infruttiferi; obbedisca a tutti i decreti"
.
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20. Nuovo stato del Santuario

      Nel 1843 Montegabbione divenne Vicaria (32) retta da Felice Duranti nominato Vicario foraneo (33) nel 1835. Da quel momento in poi spettava a lui "comandare il custode" della Madonna delle Grazie.
      ".L'amministrazione di tutte le Confraternite e Chiese sia dipendente dal Vicario foraneo e non più dal Pievano. Il "Custode" della Madonna delle Grazie dipende e deve obbedire al Vicario; quando il Pievano vuole amministrare i sacramenti nella Madonna delle Grazie il Custode lo aiuterà. Deve tenere registrati i conti e ogni anno renderne conto al vicario, presentargli l'inventario delle suppellettili e, entro un mese, l'inventario esatto e i frutti dei beni immobili e a chi essi debbano essere dati".

32) Vicaria: distretto in cui è divisa una diocesi.
33) Rappresentante del Vescovo in uno dei distretti diocesani. Era Vescovo di Orvieto dal 14 aprile 1933 il Cardinale Francesco Antonio ORIOLI, nato a Bagnocavallo il 10/12/1778. Emise la professione religiosa il Bologna il 6/05/1793. Fu esule in Francia dall'agosto del 1809 al 1812. Venne creato Cardinale il 19/05/1837. Dimesso da Vescovo di Orvieto il 18/12/1841, fu nominato prefetto della S. Congregazione dei Vescovi e Regolari il 2/05/1847. Il 20/02/1852 morì a Roma. Anno 1834: 25 giugno, carta 49. - Anno 1838: 27 settembre, carta 235.
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21. Un eremita custode del Santuario

      Il vescovo Lambruschini nella visita del 18 giugno 1818 all'Eremita che viveva in solitudine e preghiera a Montegabbione (fra' Francesco da Ficulle?) dettò inoltre alcune regole, che il Custode doveva rispettare: la sua vita doveva essere regolare e almeno due volte all'anno doveva prendere i Sacramenti nella chiesa plebana. Gli era vietato frequentare la bettola (perlomeno in parrocchia), giocare, dare scandalo. Bisognava invece curare la chiesa, far celebrare Messa con il ricavato della questua, fare accendere, come d'abitudine, candele il sabato e i giorni festivi, abitare sopra la chiesa e assistere e servire il Vicario.
      Successivamente, nel 1843, il vescovo Vespignani ordinò diversi lavori, tra cui il restauro del tetto, della sacrestia e della facciata della chiesa, oltre che di alcune suppellettili.
      Don Felice Duranti (morirà nel 1868) eseguì le opere e ricordò al Vescovo che dal 1828 i Marabottini avevano lasciato parecchi beni alla Chiesa Madonna delle Grazie.
      Tre anni più tardi lo stesso Vescovo (34) osservò con piacere che erano stati eseguiti per intero i decreti della visita precedente: lodò pertanto lo zelo e l'attività profusa da Felice Duranti per restaurare il tutto e lo incaricò di far eseguire i rimanenti lavori sull'altare di S. Antonio da Padova.
      Sotto il rettore don Salvatore Menichetti il vescovo Antonio Briganti, nella visita del 1872, riconobbe che "la chiesa è abbastanza ampia e ben costruita" e "ne lodò la diligenza". Negli "atti" relativi alla visita scrisse infatti che "la bella chiesa della Beata Maria Vergine delle Grazie, di diritto appartenente al Comune del paese, avendo alcuni redditi ed un beneficio, ad essa annesso, abbastanza consistente, attualmente è stata restaurata in maniera notevole" (35).
      Infatti lo stato materiale della chiesa era attivo. La dimostrazione appariva anche dall'inventario degli arredi sacri ed altro che venne presentato al vescovo Antonio Briganti dal cappellano don Michele Catenacci.

34) Anno 1843: giugno. Anno 1846: 25 maggio. Era ad Orvieto l'Arcivescovo Giuseppe Maria VESPIGNANI, nato a Roma il 24/02/1800. Fu ordinato Presbitero il 21/12/1822. Eletto alla sede titolare di Tjanen in Cappadocia secunda il 23/06/1834, venne consacrato Vescovo nella cattedrale di Velletri dal cardinale Bartolomeo Pacca il 12/10/1834. Il 15/06/1841 fu nominato Vicegerente di Roma. Il 24/01/1842 fu trasferito ad Orvieto ove morì il 2/02/1865.
35) "Ecclesia est satis ampla et bene constructa" e "Diligentiam commendavit", "Beate Maria Virgine Gratiarum de jure p. Comunitatis castri nonnullo redditus habens eique adnexum satis pingue beneficium, Ecclesia pulcra valde in praesens restaurata".
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22. Storia del Santuario
di don Michele Catenacci


      "...In origine la chiesa sembra misurasse un'area ridotta; ma venne in decorso di tempo ampliata dietro demolizione della parte murata dell'altare maggiore coll'aggiunta di due braccia e una testa di Croce, onde figura presentemente l'interno una croce latina.
      Il tronco della croce vien costituito dall'antica chiesa ricoperto da tettoia (sostenuta da una intravatura a cavalloni) mentre le braccia e la testa aggiunte sono a voltoncini sostenuti da archi, sui quali si eleva nella crociera una bella cupola con cupolino lastricato di piombo all'esterno.
      La chiesa si trova in buono stato, essendo ripolita in occasione della visita pastorale fatta dal suddetto Mons. Briganti (36) nel giugno 1872. Tre sono gli altari che la adornano; di cui il maggiore sorge isolato sotto l'arco della Tribuna e maestoso a guisa di monumento, di svariato e grazioso disegno, ornato di stucchi e dorature a varii colori. In esso si venera l'immagine di Maria SS. delle Grazie in atto di allattare il Bambino Gesù entro cornice dorata e cristallo, ricoperta da tendina. Questa immagine è piuttosto nel muro, che tagliato o segato in quadro dalla parete demolita dell'antica chiesa venne il 1° aprile 1622 trasportata e incastrata nel nuovo altare, come attesta una iscrizione apposta al disegno dell'immagine.
      Entro cunicola ai fianchi dell'altare sono due busti di stucco che si conservano le reliquie dei SS. Martiri Pentadio e Davide. Gli altri due altari sono rilevati lungo il tronco della chiesa l'uno dirimpetto all'altro.
      L'altare a sinistra di chi entra è dedicato a S. Antonio di Padova, l'altro è detto di S. Girolamo. Nel primo si venera entro cunicolo una statua del Santo col fusto di legno, volto mani e piedi di cartapesta, veste gli abiti monastici con ai lombi il cordone da cui pende una corona: nella destra mano tiene un giglio, e sul braccio sinistro sostiene colla mano un libro chiuso, in cui si tiene ritta una statua di Gesù Bambino in cartapesta. La manutenzione di questo altare spetta ad un Priorato che dal Santo si denomina e che vi sopperisce col contratto della questua religiosa annuale. Nell'altro altare si venera un quadro ov'è effigiata in alto Maria SS. e ritti in pié stanno il Giovan Battista a destra e S. Girolamo a sinistra. Questo altare è di giuspatronato (37) della famiglia Duranti di Montegabbione, a cui si appartiene la manutenzione.
      Il Rettore protempore è tenuto alla celebrazione di 25 Messe in suffragio di varii defunti, da soddisfarsi in giorni e mesi assegnati, come si rileva da apposita placchetta che si sottopone annualmente alla revisione vescovile. Inoltre il 30 settembre, festa di S. Girolamo dottore, devonsi per legati del F. Duranti celebrare tre Messe da soddisfarsi dagli eredi Duranti all'altare di loro patronato. Il beneficiato è tenuto per consuetudine officiare la chiesa colla celebrazione della Messa prima in tutte le feste principali dell'anno, e in tutte le domeniche e che cadono nei quattro mesi estivi dal giugno inclusovi. Il 1° aprile si parte dalla chiesa parrocchiale una processione devota ed entra nella chiesa Maria SS. delle Grazie, ove il Pievano celebra Messa. E' tradizione che questa funzione religiosa venisse istituita a celebrare l'anniversario della traslazione dell'immagine di Maria SS. che si venera sull'altare maggiore, avvenuta come si è detto sopra il 1° aprile 1622. Nel giorno di Pasqua della
Resurrezione, dopo i vespri cantati nella chiesa parrocchiale, muove Clero e popolo processionalmente alla chiesa Madonna delle Grazie per cantare i Vespri della B.ma Vergine. Il suddetto si ripete la sera del lunedì di Pasqua con processione di solo Clero.
      Il martedì poi si fa festa solenne in onore di Maria SS. delle Grazie con grande concorso di popolo e molti si accostano ai Ss. Sacramenti per acquistare la santa Indulgenza a guisa di perdono come attesta la tradizione e la consuetudine. Due ore avanti il mezzodì muove dalla chiesa parrocchiale una processione solenne di tutte le compagnie col rev. Pievano in piviale e giunto alla chiesa della cappella la circuisce tre volte esternamente cantando le litanie lauretane, indi entra in chiesa, ove si celebra immediatamente Messa cantata, dopo la quale la processione ritorna alla chiesa parrocchiale. La sera si chiude la festa con funzione in onore di Maria SS. delle Grazie e benedizione della reliquia della B.a Vergine" (38).

      Nel frattempo è mutata la situazione politica dell'Italia; l'Umbria e quindi Montegabbione non fanno più parte dello Stato Pontificio, scomparso, ma del nuovo Regno d'Italia sorto sulle ceneri di Stati preesistenti. Per questo il Cappellano della Madonna delle Grazie sente il bisogno di aggiungere un'avvertenza:
      "Il municipio di M.Gabbione venuti a vacare nel 1868 il benefizio Madonna delle Grazie per la morte della buona memoria di d. Federico Duranti e la cappella dell'Annunziata per la morte di d. Felice Duranti parimenti b.m., al fine di opporsi alla usurpazione demaniale venne nella determinazione di affrancarli producendo i suoi titoli e diritti, come patrono d'ambedue i benefici. Abusando poi delle vicende politiche e all'ombra di leggi !? ingiuste senza domandare le opportune facoltà all'autorità ecclesiastica riunì le due cappelle, alienò alcuni appezzamenti, fece eseguire il taglio di un bosco indicato dai numeri 689,690, si appropriò il censo Volpini e col risultato di queste operazioni affrancò le due cappelle e di semplice patrono e tutore si arrogò il titolo di proprietario e possessore delle medesime, come lo è difatti dinanzi all'autorità governativa.
      I forti timori del Cappellano, alla fine, purtroppo diventarono realtà; infatti risalgono al 1866, pochi anni dopo l'unità d'Italia, i primi tentativi di esproprio dei beni della Chiesa, dopo il placet allo svincolo dato in più Consigli Comunali sotto i sindaci Fabio Duranti e Costanzo Lemmi. Neppure un ricorso ufficiale, a nome del consigliere Fortunato Tedeschini (39), in cui si paventava il monopolio di "qualcuno" a svantaggio della Comunità, impedì l'operazione. Molti terreni vennero affrancati, poi venduti nel tempo, anche se nel 1881 la chiesa possedeva ancora vari appezzamenti di terra e casa colonica designati in Catasto.
      Lunga fu infatti la lotta della maggioranza dei consiglieri per mantenere il diritto sui beni della Madonna delle Grazie, ma vanificata alla fine dallo strapotere di famiglie massoni presenti anche nel territorio di Montegabbione e che in breve periodo divennero i legittimi proprietari di tutti i beni della chiesa.

36) Anno 1872: 25 giugno, carta 84. Vescovo Antonio BRIGANTI, nato a Mantignana di Perugia il 10/11/1817. Fu ordinato Presbitero il 5/06/1841. Consacrato Vescovo il 19/11/1871 nella cattedrale di Perugia dal cardinale Gioacchino Pecci e destinato alla sede vescovile di Orvieto. Dimessosi per motivi di salute, gli fu concesso il titolo di Arcivescovo di Apamea e nell'aprile del 1883 si ritirò presso il convento dei PP.Francescani di Monteripido a Perugia, dove morì il 31/05/1906.
37) Patronato: privilegio spettante al fondatore di chiese, cappelle, benefici.
38) A.C.M.: Cartella di M.Gabbione: 1° maggio 1881.
      Diveniva poi alla nomina del cappellano nella persona di don Salvatore Menichetti mio antecessore e rinunziatario fin dal 1875, cedendogli il godimento dei beni delle due cappelle, dandogli il titolo di Cappellano comunale e imponendogli l'obbligo dell'accompagno dei cadaveri al Camposanto.
      Dietro rinunzia del mio antecessore si vagheggiò da taluni l'idea di vendere i beni dei benefizi per convertirli in valore monetario, del cui fruttato assegnare un emolumento a guisa d'impiegato comunale, il qual fatto avrebbe portato l'arbitrato del Municipio al suo punto culminante, ed accentuato vieppiù lo spirito di totale indipendenza dall'autorità ecclesiastica; per ventura l'empia idea abortì per opposizione dei ben pensanti; ma lo spirito d'interesse trascinò il consiglio ad imporre nuovi oneri al nuovo cappellano gravandolo di baiocchi 10 per la festa del patriarca S. Giuseppe patrono comunale e di ba. 10.75 per l'emolumento del predicatore quaresimale, i quali oneri erano di esclusiva spettanza del Municipio che stanziava annualmente a tale scopo nel bilancio la soprassegnata somma. Ed inoltre si appropriava il fruttato del censo Volpini annesso alla cappella SS. Annunziata, come sopra si è detto.
      L'operazione dell'affrancazione dei benefizi, anche fatta coi permessi dell'Autorità ecclesiastica era un dovere del Municipio come patrono; ma non conferiva al Municipio medesimo verun titolo a possedere e niun diritto. Egli andava ad acquistare all'infuori di quelli che già aveva come tutore e patrono; in una parola veniva reintegrato nei suoi diritti semplicemente di patrono e di nomina dei beneficiati, i quali avrebbe perduto, talora il regio demanio avesse usurpato i beni dei due benefizi. M.Gabbione 1° maggio 1881".
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23. Il Santuario nel secolo XX

      Per il trentennio successivo non è stato possibile reperire ulteriori documenti.
      Il pievano di Montegabbione don Policarpo Baldini (Prese possesso civile della parrocchia di Montegabbione il 22 maggio 1903 ed ecclesiastico il 4 ottobre dello stesso anno. La parrocchia gli venne affidata senza concorso poiché questo andò deserto per tre volte con bolla pontificia del 14 maggio 1902) nel 1908 redisse l'economato della parrocchia di Montegabbione, presente nell'archivio parrocchiale di Montegabbione, tra le varie cose riporta numerose informazioni relative la Madonna delle Grazie:

      La Parrocchia ha un Cappellano. La nomina spetta al Comune di Montegabbione. Il suo Beneficio è eretto nella Chiesa Parrocchiale e nella filiale di Maria SS. Delle Grazie della quale il Comune ne è il Patrono. I suoi obblighi sono di coadiuvare il Parroco. Lo stipendio assegnatogli dal Comune è di £ 700 all'anno, rendita netta, libera ed esente da qualunque onere ed imposizione più £ 50 per la soddisfazione dei Legati di Messe e cioè N°. 33 per il legato della SS.ma Annunziata, e numero 12 per l'altro di Maria SS.ma delle Grazie. [.] Lo stipendio assegnato al Cappellano dal Comune vien tratto dallo svincolo ed affrancazione dei beni dei due Benefici della SS.ma Annunziata e di Maria SS.ma delle Grazie.
      La Chiesa si trova in discreto stato; devesi purtroppo anche qui lamentare che in diversi luoghi delle volte e della Chiesa e della Sagrestia vi piove.
      Al presente, e cioè dall'anno 1903, dopo chè fu eretta nella Chiesa Parrocchiale una bellissima statua in carta pesta, di S. Antonio da Padova, concordi il Pievano, Cappellano, i Priori, il popolo e con speciale permesso del vescovo di allora, la festa annuale venne trasportata alla Chiesa Parrocchiale. La principale ragione che indusse a fare questo fu che la statua dei S. Antonio che si trova nella Chiesa di Maria SS.ma delle Grazie, causa il pessimo stato in cui si trova per essere tutta sconnessa etc. non si prestava più ad essere portata in processione.

MANCA PAGINA 18 E 19 (da ricercare)

      Lo stato della Sagrestia non è in buone condizioni perchè vi piove e nel soffitto e anche i muri avrebbero bisogno di una ripulitura a bianco e relative stuccature: il piancito pure avrebbe bisogno di essere riguardato in più luoghi. Vi si trovano i seguenti mobili; paratoio con armadio, un armadio con cassetto, un armadio grande fisso al muro per i candelieri, un tavolino quasi inservibile. Due genuflessori con due quadri, praeparatio ad Missam, quattro sedie, un Crocifisso di gesso sopra il paratorio, un quadro ad olio rappresentante S. Bartolomeo Ap., S. Luca e S. Vincenzo. Nei cassettoni, paratoio etc. sono riposti i mobili ed arredi che vengono descritti nel qui sotto inventario.
      Inventario dei vasi sacri, arredi, utensili etc. della Chiesa di Maria SS.ma delle Grazie.

•  Calici N. 2 (due) uno d'argento, l'atro colla coppa di argento ed il piede di metallo dorato; ambedue in buono stato.
•  Pianete N.8 (otto) cioè due di seta bianca ed una parimenti bianca e fiorata; una di seta gialla in buono stato; una di seta paonazza in buono stato; una di seta rossa in cattivo stato; una di stoffa bianca ed una di stoffa nera in cattivo stato.
•  Camici N.3 (tre) con merletto; son in tela in buono stato.
•  Cingoli N.3 (tre) in buono stato.
•  Amitti N.5 (cinque) di tela ed in buono stato.
•  Palle N.6 (sei) in buono stato; sono in tela.
•  Corporali N.3 (tre) in tela e in buono stato.
•  Purificatori e manutergi N°22 (ventidue) in buono stato.
•  Tovaglie N.7 (sette) cioè cinque in mediocre stato e due in buono stato; sono in tela ed hanno il merletto.
•  Sottotovaglie N. 6 (sei) in tela in cattivo stato.
•  Colta una di tela con merletto in mediocre stato.
•  Candelieri N.7 (sette) con relativa croce, grandi; idem N.4 (quattro) più piccoli e N. 3 Cartaglorie in lamiera inargentata; tutto in buono stato. Alti N.19 candelabri di legno in cattivo stato e N. 18 inargentati in mediocre stato: più N. 2 cornacopii doppi.
•  N. 3 leggi per Messale, uno inargentato e due semplici, in cattivo stato i secondi, in buono il primo.
•  N. 4 paia cartaglorie di legno in sufficiente stato, meno un paio argentate, in mediocre stato.
•  Messali N. 4 da vivi ed uno da morti, più Aggiunta della Diocesi Orvietana.
•  N. 4 ampolline di cristallo.
•  Paratoio di legno con credenzini per il calice, i messali, le ampolline etc.
•  Altro credenzone di legno, in cattivo stato.
•  Tavolinetto di legno, in cattivo stato.
•  Aggiunta pel Breviario ad uso Orvietano di Brancadoro. Altri due libri per novene e S. Antonio.
•  Banchi N. 3 di legno in mediocre stato.
•  Genuflessori di legno N. 3, in cattivo stato.
•  Sedie N. 4 di scarcia, in sufficiente stato.
•  Confessionali di legno N. 2, in sufficiente stato.
•  Sgabelli di legno N. 2, in sufficiente stato.
•  Quadri N.3 e cioè della SS.ma Annunziata, S. Carlo Borromeo e S. Bartolommeo, in cattivo stato i primi due in buono stato il terzo.
•  Crocifisso di gesso sopra il paratorio.
•  Ciborio do legno inverniciato e dorato.
•  Lampade N. 4 di lamiera; tre in cattivo ed una in buono stato.
•  Altre due di cristallo con catenelle in ottone, in buono stato.
•  Lampadario a 18 lumi con prismi di cristallo bianco e colorati, in buono stato.
•  Pisside con coppa di argento.
•  Candelabro a 5 lumi di lumierone.
•  Due vasetti di porcellana dorati con buquet.
•  Rame di fiori N. 16, cioè 8 di tela in cattivo stato, 4 di latta colorata in sufficiente stato, e 4 carta di carta in pessimo stato.
•  N. 11 pezzi di panni lunghi e colorati per tappetini etc.
•  Campanelli N. 2 per la Messa, più uno grande alla porta della Sacrestia e Campane N. 2 mezzane sul Campanile.
•  Due genuflessori di legno in mediocre stato.
•  Due tabelle con cornice di legno e relativo cristallo per la preparazione e ringraziamento della S. Messa.
•  Due panche vecchie, un banco nuovo, due panchetti per sedere in cattivo stato.
•  Saettone grande di legno e N. 4 piccoli inverniciati per illuminazione, in cattivo stato.
•  Il credenzone vecchio che stava sopra il paratorio, in cattivo stato.
•  Un credenzone nuovo a tra cantone per i candellieri buoni.

      Nella Chiesa di Maria SS.ma della grazie non vi si conserva abitualmente il SS.mo Sacramento, ma in alcune circostanze soltanto e specialmente tutto il giorno del Martedì dopo Pasqua nel quel giorno in detta Chiesa vi è la festa annuale e ove concorrono molti fedeli a prendere la S. Pasqua. Il Ciborio è in buono stato, è composto di legno, tappezzato di seta nella parte interna, con tendina. La Chiave viene riposta in un cassetto del Paratorio di Sagrestia e custodita dal Cappellano di detta Chiesa. Allorchè vi si conserva il SS.mo Sacramento, l'olio per la lampada viene somministra toto con le offerte dei fedeli raccolte nella Chiesa in detto giorno.

      Reliquie che si conservano nella Chiesa di Maria SS.ma delle Grazie.

•  S. Antonio di Padova. Questa Pagella è del dì 2 Luglio 1792 con la firma di S.E. Revd.ma Mons. Francesco Co. Benincasa Sanctae Carpensis Ecclesiae Episcopus .
•  S. Lodovico beltrando Conf. Questa pagella è del di 28 Luglio 1792 con la firma del vscovo sopra detto.
•  S. Anna Madre di Maria V.. Questa Pagella è del dì 15 Maggio 1762 con la firma di S.E. Revd.ma Mons. Tiberio Borghese Ep. Suanensis .
•  S. Urbano M. - S. Severio M. - S. Faustino M. - S. Bonosa M. - Questa Pagella porta la data del dì 20 Gennaio 1877 con al firma di S. revd.ma Mons. Agostino Felice De Rosi Ep. Interamnae .
N.B. Queste quattro Pagelle vengono conservato nell'Archivio di questa Parrocchia.

      Il benficio della madonna delle grazie possedeva vari appezzamenti di terreno ed una casa colonica per un valore complessivo stimato nel 1870 di lire 419,26.

      Funzioni ordinarie solite farsi nella Chiesa di Maria SS.ma delle Grazie.

      Oltre a quelle già riportate e annotate nella Tabella delle Funzioni Mobili [.] e di quelle mensili [.]. Hanno luogole seguenti:
      Il beneficiato della Chiesa suddetta è tenuto per consuetudine officiare la Chiesa colla celebrazione della prima Messa in tutte le feste principali dell'anno e in tutte le domeniche dal primo Giugno al 20 settembre.
      Il dì 1° Aprile si parte dalla Chiesa parrocchiale una processione di voto ed entra nella Chiesa di Maria SS.ma delle grazie ove il Rev.do pievano canta la Messa. E' tradizione che questa funzione religiosa venisse istituita per celebrare l'anniversario della traslazione dell'immagine di maria SS.ma che si venera sull'altare maggiorre, avvenuta il dì 1° Aprile 1622.
      Il giorno della Pacqua di Resurrezione dopo i Vespri cantati nella chiesa Parroccchiale muove il Clero e popolo processionalmente alla Chiesa della Madonna delle grazie per cantarvi i Vespri della B.ma vergine. Lo stesso si ripete la sera del Lunedì di Pasqua con processione del solo Clero. Il Martedì poi si fa la festa solenne in onore di Maria SS.ma delle Grazie con grande concorso di popolo, e molti si accostano ai SS.mi Sacramenti per acquistare le Sante Indulgenze a guisa di perdono, come attesta la tradizione, non essendovi per altro alcun Rescritto Pontificio, che sanzioni la tradizione e la conuetudine.       In detto giorno due ore avanti il mezzodì muove dalla Chiesa Parrocchiale una Processione solenne di tutte le Compagnie con il Rev.do pievano in cotta, rocchetto e stola e giunto alla Chiesa la circuisce tre volte esternamente cantando le Litanie Laurentiane, indi entra in Chiesa, ove si celebra immediatamente la Messa cantata. Dopo di ciò la processione erc. Ritorna alla Chiesa Parrocchiale. La sera si chiude la Festa con funzione in onore di Maria SS.ma delle Grazie e Benedizione colla reliquia della medesima B.ma Vergine.
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      E' facile immaginare una situazione sostanzialmente immutata finché, agli inizi del nuovo secolo, non si verificheranno avvenimenti dolorosi, come la diffusione di malattie epidemiche che colpirono i montegabbionesi, che proporranno alla pubblica attenzione un nuovo ruolo della chiesa.
      E' ciò che emerge da una lettera del 1912, in cui il Vescovo scriveva al sindaco di Montegabbione cav Ludovico Lemmi:
      "Recatomi per la visita pastorale in Montegabbione il 22 settembre del corrente (1912), ebbi a constatare che si tiene chiusa, perché adibita ancora ad uso lazzaretto, la chiesa della Madonna delle Grazie. Se tale destinazione, fatta quando era probabile l'invasione colerica, poteva essere giustificata dall'eventuale imminenza
      Il Sindaco rispondeva al Vescovo il 27 settembre 1912 dichiarando e assicurando che avrebbe fatto sgombrare la chiesa della Madonna delle Grazie per riaprirla al culto. Affermava però che, in caso di simile necessità e non avendo altri mezzi, l'avrebbe dovuta di nuovo adibire allo stesso scopo, in via provvisoria. Aggiungeva di aver creduto che il Vescovo fosse a conoscenza del fatto ad opera del Pievano che ne era stato informato il 5 febbraio 1911.
      Fino a qui le notizie documentate. Sicuramente la memoria dei testimoni superstiti potrebbe aggiungerne delle altre. Ad esempio il fatto che l'ultimo Cappellano ad essere stato nominato dal Consiglio comunale fu don Gustavo Fioravanti agli inizi del secolo scorso.
      Intanto la realtà locale cambiava profondamente; i terreni di proprietà della Madonna delle Grazie, uno dopo l'altro, erano stati venduti alla famiglia Lemmi e dopo mezzo secolo a molti dei contadini che li lavoravano.
      Da allora il Santuario ha conosciuto vicende alterne. Fino agli anni 1960 ha esercitato ancora un forte richiamo per la popolazione del paese il martedì di Pasqua; occasione in cui gli abitanti di Montegabbione vi si recavano, trascorrevano nello spazio antistante un pomeriggio di giochi ed allegria, partecipavano in massa alla celebrazione della Confessione e "prendevano Pasqua".
      Dopo un periodo di decadenza l'edificio sacro appare oggi completamente ristrutturato: rifatti il tetto e il pavimento, restaurato l'affresco della Madonna che allatta il Bambino; nelle nicchiette a fianco sono stati riposizionati i due Angeli mancanti a cura della Pro-loco; rimane ancora ben visibile l'impronta, nel muro dietro l'altare in cui era originariamente collocato, il dipinto della Vergine. La sacrestia è ampia e luminosa. Sono invece scomparsi gli altari laterali. Alla casetta contigua sovrastante, inutilizzata, si accede tramite scala in legno e botola, mentre il locale sottostante con l'originale pavimento in pietra, a schiacce, è usato come ripostiglio. Per il portale centrale esterno il maestro Mariano Laura, alla fine del secolo scorso, ha realizzato una scultura in plastica cementizia raffigurante una Madonna che allatta Gesù e due Angeli che le fanno ala. Gli arredi interni sono stati tutti rinnovati e un piccolo Tabernacolo, sulla sinistra del tronco della croce, si offre alla preghiera e all'adorazione dei fedeli.
      Oggi la chiesa della Madonna delle Grazie, frequentata soprattutto dai fedeli che hanno costruito le loro abitazioni nelle sue vicinanze, resta punto di riferimento mariano per tutta la popolazione.


39) A.C.M.. 14 novembre 1866. del pericolo, non può più esserlo al presente che, grazie al cielo, ogni pericolo è dileguato. Ammesso ancora che cotesta spettabile amministrazione Municipale debba provvedere un luogo stabile d'isolamento per i colpiti da malattia infettiva, ora può farlo con tutto l'agio, senza tenere più oltre occupata una chiesa, cara al popolo di Montegabbione per l'immagine che vi si conserva e per la quale professa singolare devozione.
      Domando quindi alla S.V. ed alla spettabile amministrazione a cui ella presiede, che, sgombrata la chiesa della Madonna delle Grazie dalle suppellettili postevi per uso di lazzaretto, venga quanto prima riaperta al popolo, affinché questo possa come per lo innanzi soddisfare la sua devozione alla Vergine invocata sotto quel titolo.
      Nella fiducia che verrà accolta la mia domanda ossequio la S.V. D.mo servo +Salvatore Fratocchi vescovo di Orvieto".
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Cartolina della Chiesa della Madonna delle Grazie Cartolina anni '60 - Bellissima l'immagine della nostra chiesa rurale immersa tra campi di olivi.
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